sabato 19 settembre 2009

Cenerentola danza l'ultimo ballo - 2



(continua da - 1)

La final four. Da una parte si scontrano le principali candidate alla vittoria finale (Houston e Louiseville), dall'altra si giocano un posto per la finalissima due autentiche rivelazioni come North Carolina State e la matricola Georgia, al primo anno di partecipazione al torneo NCAA.

Nella prima semifinale i "Phi Slama Jama", espressione coniata da Thomas Bonk dello Houston Post, battono i "Doctors of Dunk" con il risultato di 94-81: entrambe le squadre sciorinano una pallacanestro molto offensiva, entrambe brillano nel gioco aereo. Non a caso Houston è chiamata la "confraternita della schiacciata", mentre Louisville schiera i "dottori della schiacciata": i texani ne mettono a segno tredici, gli avversari si fermano a quota sei.

 Nella seconda semifinale, North Carolina State riesce nell'impresa di far vivere ai suoi sostenitori una serata tranquilla: conduce l'incontro dall'inizio alla fine, arrivando anche a godere di un vantaggio di diciotto punti e non lasciando segnare Georgia per quasi sei minuti, ed alla fine vince 67-60.

È la serata di Whittenburg, autore di 20 punti nonostante sia reduce da un pesante attacco febbrile (38.8°); di Thurl Bailey, capace di mettere a segno 20 punti e 10 rimbalzi; di Sidney Lowe, che con 11 assist vincenti sgretola il record di Phil Ford nella ACC; soprattutto, di McQueen, signore del parquet con 8 punti e ben 13 rimbalzi.

Lunedì 4 aprile 1983. "University Arena" di Albuquerque, New Mexico. Di fronte a 17.327 spettatori Houston Cougars e North Carolina State Wolfpack si giocano il titolo della NCAA.

Il pronostico pende dalla parte dei texani e non potrebbe essere altrimenti: nelle loro fila giocano due cestisti di sicuro avvenire come la guardia tiratrice Clyde Drexler ed il centro nigeriano Hakeem Olajuwon. Impressionante il loro ruolino di marcia: sono imbattuti da ben ventisei incontri.

Non si può parlare negli stessi termini di North Carolina State: la squadra si presenta all'appuntamento finale con dieci sconfitte sulle spalle nell'arco della stagione, con una qualificazione al torneo NCAA acciuffata letteralmente all'ultimo secondo.

Ad appesantire il clima ci pensano alcuni giornali che montano un caso sui giocatori, rei di aver fatto notte brava nel week-end tra la semifinale, giocata di sabato, e la finale.

Nonostante un attacco di febbre a quaranta, Jim Valvano ha ancora la forza per attirare su di sé, anziché sui suoi giocatori, le pressioni dei media: "Voglio che tutti sappiano che ieri notte ho controllato personalmente i giocatori ed erano tutti nel loro letto."

Soprattutto, riesce a mantenere alta la concentrazione e la motivazione della squadra: "Se pensate che terremo stretto il pallone davanti a 40 milioni di persone siete dei fottuti pazzi: glielo attaccheremo al culo!".

E ancora: "Se vinciamo la palla a due, facciamo il primo tiro martedì mattina". È questa la sua tattica: dal momento che la NCAA non ha ancora istituito il cronometro per la fine dell'azione offensiva, North Carolina State prova a limitare l'avversario applicando una zona aggressiva a tutto campo e giocando a ritmi blandi.

A pochi secondi dal termine, sul risultato di 52-52, North Carolina State ha la possibilità di andare alla conclusione. Il pallone arriva sulle mani di Derek Whittenburg, fino a quel momento autore di svariate triple decisive, che resiste alla carica di un avversario e tenta il tiro della disperazione dalla distanza.


Mancano tre secondi. Whittenburg disegna una parabola alta, il pallone pare destinato a non colpire nemmeno il tabellone. Ma sulla traiettoria si trova Lorenzo Charles che con una schiacchiata regala a North Carolina State il secondo titolo NCAA della sua storia.

Per Houston è una clamorosa sconfitta, condita da una sorta di contrappasso dantesco: la Phi Slama Jama viene affossata con la sua arma preferita.

"Vincerà chi metterà a segno più schiacchiate", aveva dichiarato alla vigilia Olajuwon. E Charles scarica violentemente la palla nel canestro proprio davanti agli occhi del centro di origini nigeriane. Coach Valvano corre trionfante sul parquet e, come la tradizione impone, taglia la retina del canestro.

I giornali hanno già il titolo pronto: "Cenerentola danza l'ultimo ballo". E mito fu.

Nota a margine: Jim Valvano ottenne, nel 1984, un contratto a vita con North Carolina State. Nel 1990, però, uscì il libro Personal fouls ("Falli personali") di Peter Golenbock: trovarono posto tra le pagine pesanti accuse - mai provate - nei confronti dello stesso allenatore e dell'ateneo. Ma Valvano fu comunque messo alla porta. Senza nemmeno una stretta di mano, senza un ringraziamento. 

Cessata l'attività di allenatore, iniziò a lavorare per il canale televisivo sportivo ESPN e nel 1992 vennepremiato quale miglior commentatore dell'anno.

Ma il destino aveva in serbo per lui una brutta sorpresa: gli fu infatti diagnosticato un tumore terminale. Jim non si arrese e nel marzo 1993 gli fu consegnato l'Artur Ashe Courage and Humanitarian Award nel corso della prima edizione degli ESPN Awards: nell'occasione annunciò la nascita della Jimmy V Foundation, impegnata nella ricerca contro il cancro. 

Morì il 28 aprile dello stesso anno. Queste le parole pronunciate durante la consegna del premio, suo ultimo discorso in pubblico:

"Ci sono tre cose che dovremmo fare tutti i giorni: la prima è ridere, dovremmo ridere ogni giorno.

"La numero due è pensare. Dovremmo passare almeno un momento della giornata pensando.

"E la numero tre, dovremmo avere ogni giorno emozioni che ci spingano a piangere, per la felicità e la gioia.

"Pensateci, se ridiamo, pensiamo, e piangiamo, quella è una giornata piena, una gran giornata.

"Fatelo sette volte a settimana, e avrete qualcosa di speciale [...]



 (2 - fine)

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