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Oggi un'altra eminenza grigia del nostro secolo ci ha lasciato. Ci ha lasciato colui che proprio alla parola "secolo" deve buona parte della sua popolarità: parlo di Eric Hobsbawm, lo storico e scrittore britannico morto oggi all'età di 85 anni. È stato autore di opere che oggi costituiscono i pilastri della storiografia, tra cui, appunto, "Il secolo breve".
È stato anche, nel non troppo lontano 1991, vincitore ‘Premio Internazionale Viareggio-Versilia’, riconoscimento assegnato all'interno del Premio Letterario Viareggio Rèpaci “ad una personalità di fama mondiale che abbia speso la vita per la cultura, l’intesa tra i popoli, il progresso sociale, la pace”.
E, in una prefazione all'edizione tedesca di "Nazioni e nazionalismi", ha persino trattato il calcio in relazione al fenomeno della globalizzazione e al tema dell'identità nazionale: proprio con quest'ultimo scritto, pubblicato all'interno del saggio "La fine dello stato" e citato in questo vecchio articolo del Corriere della Sera, intendo ricordare su 'Storie (stra)ordinarie di sport' la figura di Hobsbawm e quel secolo breve che ha avuto il calcio e tante altre discipline come indiscussi protagonisti.