giovedì 16 luglio 2009

Storia dei Mondiali di nuoto - 12

Per la dodicesima edizione dei Mondiali di nuoto, una sorta di preparazione per l'anno successivo ai tanto discussi Giochi olimpici di Pechino, la FINA si affida per la terza volta all'Australia: dopo aver ripiegato in due occasioni su Perth, per l'edizione 2007 ci si sposta sull'altro versante, più precisamente a Melbourne. E' un appuntamento contrassegnato da record e curiosità: è il primo Mondiale che si svolge in primavera, dal 17 marzo al 1° aprile (anche se in Australia è periodo autunnale, ma anche in questo caso si tratta di un evento senza precedenti). E, soprattutto, è quello con il maggior numero di partecipanti nella storia della manifestazione: a Melbourne sono presenti ben 2.158 atleti, provenienti da 167 diversi paesi. Vi assistono, inoltre, circa 215mila spettatori, record di sempre per i Mondiali delle discipline acquatiche.

Alla Rod Laver Arena i nuotatori fanno strage di record: a fine manifestazione ne verranno ritoccati addirittura quindici mondiali. Uscito definitivamente di scena Ian Thorpe, il nuovo uomo-simbolo del nuoto è Michael Phelps. Nato a Baltimora nel 1985, Phelps (nella foto a sinistra) è gravemente affetto sin dalla nascita dalla sindrome da deficit di attenzione ed iperattività: anche grazie alla spinta delle due sorelle maggiori inizia a dedicarsi al nuoto. Nel 2000, a soli quindici anni, diventa il più giovane atleta di sempre a partecipare ad un'Olimpiade. Proprio a Melbourne si svolgono le prove generali per la grande impresa da compiere a Pechino: battere il record di medaglie d'oro in una sola edizione, ancora detenuto da Mark Spitz. Nella terra dei canguri Phelps vince sette ori, stabilendo tre nuovi record mondiali nelle prove individuali (200 farfalla, 200 e 400 misti). Se Thorpe si è ritirato, non va certo meglio ad Hackett, incapace di confermarsi nelle tre specialità che lo avevano visto vincitore a Montréal: nei 400 stile libero vince un astro nascente delle piscine, il sudcoreano Tae Hwan Park, messosi in evidenza un anno prima ai Giochi asiatici ed ai Giochi Panpacifici, mentre negli 800 e nei 1500 la Polonia mette a segno una clamorosa doppietta con Przemysław Stańczyk e Mateusz Sawrymowicz, eletto a fine stagione nuotatore europeo dell'anno. Roland Schoeman (50 farfalla) e Gerhard Zandberg (50 dorso) regalano altri due ori al Sudafrica, mentre gli statunitensi Hansen, Lochte e Peirsol si confermano imbattibili nelle rispettive specialità. Nei 100 stile libero, poi, Filippo Magnini si laurea nuovamente campione del mondo (questa volta in coabitazione con il canadese Brent Hayden): è il terzo atleta a riuscirci nella storia dopo Matt Biondi e Aleksandr Popov.
Se in campo maschile i padroni di casa stentano (gli ori conquistati si riducono ad uno soltanto), tra le donne è tutta un'altra storia: Libby Lenton trionfa nei 50 e 100 stile libero, nei 100 farfalla e in due staffette (4 x 100 misti e 4 x 100 stile libero). Al fianco delle veterane Leisel Jones (altri tre ori) e Jessica Schipper, inoltre, si fa strada un nuovo talento delle piscine: è la beniamina del pubblico casa, la diciannovenne Stephanie Rice, al momento resa famosa dalla sua relazione con Eamon Sullivan (bronzo nei 100 stile libero alle spalle della coppia Hayden-Magnini) e futura vincitrice di tre ori olimpici a Pechino. La squadra Usa si affida ancora una volta alle sue certezze, che portano i nomi di Nathalie Coughlin, Katie Hoff e Kate Ziegler. La rassegna iridata non porta, invece, fortuna a Federica Pellegrini: la nuotatrice veneta stabilisce il nuovo record nei 200 stile libero in semifinale, salvo poi vederlo sbriciolare nella finalissima - dove giunge terza - dalla francese Laure Manaudou. Con la quale, peraltro, inizierà ben presto un'altra sfida, questa volta lontano dalle piscine: casus belli sarà il cuore di Luca Marin, nuotatore azzurro. Da segnalare, poi, il successo di un'autentica senatrice delle piscine: è la svedese Therese Alshammar, oro nei 50 farfalla.

Mentre Australia e Stati Uniti si spartiscono ori e podi nel nuoto, tra i tuffi la Cina non deve temere alcuna concorrenza. Anzi, gli asiatici vanno vicini ad un clamoroso en-plein che viene scongiurato solamente dal russo Gleb Gal'perin: è lui l'unico atleta non cinese a vincere la medaglia d'oro a Melbourne. Gli altri, compresi i mostri sacri come Despatie e Sautin, devono inchinarsi al cospetto dei nuovi imperatori della disciplina. Per quanto suonino impronunciabili alle orecchie degli occidentali, i nomi dei tuffatori cinesi diventano oramai familiari: accanto a Wang Feng ed alle intramontabili Wu Minxia e Guo Jingjing (nella foto a destra) crescono le nuove promesse come Yutong Luo (oro nel trampolino da 1 metro maschile), Kai Qin (nel trampolino da 3 metri chiude davanti a Despatie e Sautin) e Chen Ruolin.
Sono invece Russia e Germania i paesi leader nel nuoto di fondo: quattro ori ai primi, due ai secondi. Una prima menzione spetta sicuramente a Larisa Ilčenko, vincitrice nella 5 km e nella 10 km a soli diciannove anni: tra gli uomini non sfigurano pure i connazionali Vladimir Diatčin (10 km) e Yuri Kudinov (25 km, nella quale l'azzurro Marco Formentini centra l'argento). Alla Germania restano, così, loro nella 5 km maschile di Thomas Lurz e quello nella 25 km femminile ad opera di Britta Kamrau.
Il nuoto sincronizzato si arricchisce di quattro nuove gare: per ogni specialità (singolo, doppio, squadra) è infatti prevista una prova free routine ed un'altra technical routine, alla quale poi si aggiunge la prova di combinato. Qui la Russia emula la Cina nei tuffi, aggiudicandosi la medaglia d'oro in tutte le specialità. Tranne una: si tratta del singolo free routine, vinto ancora una volta dalla francese Virginie Dedieu (nella foto a sinistra). Tra le russe sono soprattutto Anastasia Davydova ed Anastasia Ermakova le principali protagoniste: come si era già verificato ai Giochi di Atene e a Montréal, sono loro la coppia vincente della prova di doppio.

Anche nella pallanuoto le varie nazionali fanno le prove generali in vista dei Mondiali: le favorite d'obbligo sono Serbia (adesso priva dei montenegrini, in virtù della nascita del nuovo stato del Montenegro avvenuta l'anno precedente) ed Ungheria, con Croazia e Spagna nel ruolo di outsider. Non è un caso che siano proprio queste le uniche squadre ad accedere ai quarti di finale a punteggio pieno: tra queste c'è anche l'Italia del nuovo corso di Paolo Malara, seconda nel gruppo A dietro alla Serbia campione in carica. Negli spareggi per i quarti, gli azzurri se la vedono contro gli australiani: le due squadre lottano senza mai risparmiarsi, sono necessari due tempi supplementari per stabilire chi proseguirà il cammino. A decidere l'incontro all'ultimo secondo è un gol pazzesco di Maurizio Felugo da centrocampo, sul quale comunque il portiere Stanton non è esente da responsabilità. Ma ai quarti il Settebello deve alzare bandiera bianca al cospetto di una Spagna che ha trovato in Guillermo Molina il nuovo Estiarte e che conquisterà il bronzo ai danni della Serbia: gli azzurri chiuderanno invece al quinto posto. Nella finalissima si ricorre ai supplementari: dopo una battaglia estenuante si impone per 9-8 la Croazia allenata da Ratko Rudić, artefice così dell'ennesimo miracolo, contro un'Ungheria alla quale comunque non sfuggirà l'oro a Pechino. Per i vari Barac, Boskovic, Hinic, Smodlaka e Vican è il primo trionfo iridato.
Nel torneo femminile si riparte con l'Ungheria a difendere il titolo conquistato a Montreal e con la Russia che, l'anno passato, ha trionfato agli Europei. L'Italia sembra poter ritornare ai livelli che le competono: dopo il pareggio con l'Ungheria all'esordio, le azzurre sommergono di reti le malcapitate Nuova Zelanda e Cuba. Nello spareggio per i quarti di finale viene poi superata di misura l'Olanda ma, al pari del Settebello, i quarti di finale si rivelano fatali: l'Italia si arrende alle australiane ed esce così dalla zona medaglie. Si dovrà accontentare della quinta posizione. L'Australia arriva sino alla finale, persa per una sola rete (6-5) contro gli Stati Uniti che, quattro anni dopo Barcellona, si riportano sul tetto del mondo. Sul podio sale anche la Russia.

Fonti:
http://en.wikipedia.org/
http://it.wikipedia.org/
HistoFINA - Vol. VIII
L'Enciclopedia delle Olimpiadi - ed. La Gazzetta dello Sport (vol. I-II)

2 commenti:

  1. Cosa ne pensi della rassegna mondiale di Roma appena conclusasi? Secondo me è stata un' ottima edizione, sono rimasto, in base agli impegni personali, incollato a radio e tv per godermela; per quanto riguarda l' Italia, ottime le nostre ragazze, meno i ragazzi, un po' troppi quarti posti, ma un quinto posto nel medagliere subito dietro le super potenze, che non è assolutamente da sottovalutare. Peccato per la sola pallanuoto, ma tu che ne mastichi, sai dirmi che cosa sta succedendo sia al setterosa che al settebello? è solo un problema di troppi stranieri nei campionati e scarsi vivai o si può parlare semplicemente di lavori in corso, visto che Fiori e Campagna hanno avuto solo pochi mesi per lavorare?

    Jacopo82

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  2. Ciao Jacopo,
    innanzitutto grazie di essere passato dal mio blog e di aver lasciato un commento.

    L'alto livello tecnico delle gare ha sicuramente rilanciato un Mondiale che era partito sotto i peggiori auspici dal punto di vista organizzativo: piscine sequestrate, lavori in corso anche a manifestazione già iniziata, pubblicità inesistente (un mio compagno di squadra è andato a vedere la finale della pallanuoto e mi ha detto che in giro non c'erano locandine o pannelli pubblicitari sui Mondiali, nemmeno alla stazione di Termini). Non a caso si parla dei Mondiali del giorno dopo, in particolare della resa dei conti tra Malagò, presidente del comitato organizzatore, e Barelli, presidente della Federnuoto.

    Anche io non ho fatto altro che seguire il maggior numero possibile di gare. Intanto parto da una considerazione: il lato negativo dello sport è che, in occasione di queste manifestazioni, c'è un gap assoluto tra chi arriva sul podio e chi vi rimane ai piedi. Il caso più eclatante è stata la "maledizione della medaglia di legno", come se essere il quarto al mondo in una determinata disciplina fosse un disonore...è vero, ai fini del medagliere - e credo anche di eventuali premi in denaro - i quarti posti non contano niente, ma non è detto che debbano essere considerati sempre ed esclusivamente negativi (ad es. Colbertaldo nei 1500 metri). Il nuoto è stato appassionante anche se pesantemente condizionato dai costumi: ormai il record è diventato la regola, anziché l'eccezione. Per fortuna dal prossimo anno si torna al tessuto...

    Le ragazze meglio dei ragazzi? Vero, verissimo. Sicuramente anche uno spot da estendere a tutti gli altri settori della società. Secondo me è tutta una questione di generazione: per anni l'Italnuoto femminile ha avuto come unica, grande esponente Novella Calligaris. I tempi cambiano, insomma. E può darsi benissimo che, in campo maschile, gli stranieri siano più forti, punto. Se qualche azzurro si allenasse di più e parlasse di meno, ne trarrebbe giovamento...

    Capitolo pallanuoto: è stata la grande delusione di questi Mondiali, sia per il passato glorioso sia per essere stata l'unica disciplina in cui l'Italia non ha vinto medaglie, senza peraltro entusiasmare. Qui va fatto un discorso differenziato: in campo maschile sono anni che non riusciamo più a vincere. Anche qui si potrebbe dire che è una questione di generazioni: ci sono stati cicli più fortunati (vedi anni '70 e anni '90) e meno fortunati. Poi, però, subentrano anche altri fattori: in Italia si investe poco in questo sport, in termini di impianti, di giocatori (tanti giovani faticano a trovare spazio) e di allenatori (troppo spesso il settore giovanile è affidato a tecnici improvvisati, quando invece dovrebbe essere l'opposto, e cioè dirottare gli allenatori più preparati alla formazione dei giovani). Lo dice più di un addetto ai lavori: si insegna poca pallanuoto oggigiorno. Io non sottovaluterei nemmeno la massiccia presenza di stranieri che sottraggono spazio ai giovani italiani e migliorano giocando in un campionato altamente competitivo e tecnico come la nostra serie A1. E poi, con tutti gli impegni dei vari club, l'allenatore ha pochissimo tempo da passare con i suoi giocatori (proprio per questo un commissario tecnico dovrebbe rimanere in carica minimo 3-4 anni).
    Nel caso del Setterosa, qui si fanno i conti con una grossa lacuna: per anni il Dreamteam di Formiconi ha tirato avanti la carretta senza una nazionale giovanile alle spalle, dalla quale attingere. E adesso che, per vari motivi, molte senatrici escono di scena, sono dolori. Fiori è un allenatore che ha lavorato molto bene con le nazionali giovanili, si tratta di dargli un po' di tempo...

    Ma sai qual è il problema? Che sono anni che sento dire i soliti discorsi. Chissà quando ci sarà davvero la volontà di cambiare...

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