Per quanto il fascino di certi luoghi sia un dato oggettivo, resto dell'idea che i viaggi vivono anche delle sensazioni, dello stato d'animo di un determinato momento della nostra vita. È quanto mi è accaduto con Vienna, visitata in occasione del Capodanno di due anni fa. La città è meravigliosa, di un'eleganza sobria e mai pacchiana, trasuda storia in ogni suo angolo.
Aggiungeteci che si trattava della mia prima, vera vacanza dopo tempo immemore, del primo viaggio con la mia attuale compagna, ed ecco che torno a casa assolutamente incantato dalla patria dei caffè e della Sacher.
Vienna è un luogo suggestivo per chi ama la storia. Anche calcisticamente parlando, s'intende: da capitale del defunto Impero austroungarico era il centro nevralgico della prestigiosa scuola danubiana negli anni Venti e Trenta. Il suo principale alfiere si chiamava Matthias Sindelar, centrocampista e attaccante dell'Austria Vienna noto in patria con i soprannomi di Der Papierene ("carta velina") per la sua corporatura fragile e longilinea e Der Fußball-Mozart ("il Mozart del pallone") grazie ai movimenti e al tocco di palla armoniosi.
Quella di Sindelar, nato nel 1903 a Kozlov nell'attuale Repubblica Ceca da una famiglia povera, rimane indubbiamente una delle figure più straordinarie nella storia del calcio. Vuoi per la sua popolarità in Austria, vuoi per la sua indiscutibile abilità sul campo di gioco, vuoi per l'alone di mistero che circonda la sua morte avvenuta il 23 gennaio 1939, quando fu ritrovato senza vita nel suo appartamento a Vienna assieme alla fidanzata Camilla Castagnola, una milanese di religione ebraica.
L'autopsia attribuì il decesso ad avvelenamento da monossido di carbonio: alla tesi dell'incidente causato da un caminetto difettoso si è sempre contrapposta quella dell'assassinio da parte del regime nazista, verso cui Sindelar non aveva mai nutrito simpatie e che anzi aveva pubblicamente osteggiato. Come in occasione della "Partita della riunificazione" giocata allo stadio Prater il 3 aprile 1938 tra le nazionali di Austria - che ormai aveva assunto la denominazione di Ostmark - e Germania: l'incontro che avrebbe dovuto celebrare l'Anschluß firmata nel mese precedente fu sbloccato a venti minuti dal termine proprio da Sindelar, che andò ad esultare sotto la tribuna centrale ove sedevano i gerarchi nazisti, ai quali negò il saluto dopo il fischio finale.
Fu la sua ultima apparizione in nazionale: la rappresentativa austriaca non esisteva più ed era stata inglobata in quella della Germania, per la quale Sindelar si rifiutò di giocare. Un diniego che le autorità tedesche non gradirono e che, secondo la tesi dell'assassinio, gli fecero pagare a caro prezzo.
La letteratura sulla storia di Sindelar è vastissima, dall'articolo del giornalista inglese Jonathan Wilson al libro scritto dall'ex calciatore Nello Governato, passando per un capitolo all'interno del libro "La valigia dello sport" dell'amico e collega Alessandro Mastroluca. E c'è anche una poesia dello scrittore austriaco Friderich Torberg intitolata "Auf den Tod eines Fußballspielers" ("Ballata sulla morte di un calciatore").
Er war ein Kind aus Favoriten
und hieß Matthias Sindelar.
Er stand auf grünem Platz inmitten,
weil er ein Mittelstürmer war
Er spielte Fußball, und er wußte
vom Leben außerdem nicht viel.
Er lebte, weil er leben mußte
vom Fußballspiel fürs Fußballspiel.
Er spielte Fußball wie kein zweiter,
er stak voll Witz und Phantasie.
Er spielte lässig, leicht und heiter,
er spielte stets, er kämpfte nie.
Er warf den blonden Schopf zur Seite,
ließ seinen Herrgott gütig sein,
und stürmte durch die grüne Weite
und manchmal bis ins Tor hinein.
Es jubelte die Hohe Warte,
der Prater und das Stadion,
wenn er den Gegner lächelnd narrte
und zog ihm flinken Laufs davon.
Bis eines Tages ein andrer Gegner
ihm jählings in die Quere trat,
ein fremd und furchtbar überlegener,
vor dem’s nicht Regel gab noch Rat.
Von einem einzigen harten Tritte
fand sich der Spieler Sindelar
verstoßen aus des Planes Mitte
weil das die neue Ordnung war.
Ein Weilchen stand er noch daneben,
bevor er abging und nachhaus.
Im Fußballspiel, ganz wie im Leben,
war’s mit der Wiener Schule aus.
Er war gewohnt zu kombinieren,
und kombinierte manchen Tag.
Sein Ãœberblick ließ ihn erspüren,
daß seine Chance im Gashahn lag.
Das Tor, durch das er dann geschritten,
lag stumm und dunkel ganz und gar.
Er war ein Kind aus Favoriten
und hieß Mattihas Sindelar.
("Era un ragazzo dei miei preferiti
e il suo nome era Matthias Sindelar.
Era in piedi su uno spazio verde, nel mezzo,
perché era un centravanti
Giocava e calcio, e non sapeva molto della vita
Ha vissuto perché doveva vivere
dalla partita di calcio per la partita di calcio.
Giocava a calcio come nessun altro,
era pieno di ingegno e fantasia
Giocava disinvolto, leggero e allegro,
ha sempre giocato, non ha mai combattuto.
Chinava il suo capo biondo su un fianco,
lasciava che il suo Dio fosse gentile
e correva attraverso le distese verdi
talvolta dritto fino alla porta.
Esultavano l'Hohe Warte,
il Prater e lo Stadion,
quando ingannava gli avversari sorridendo
e se li lasciava dietro con una corsa agile.
Finché un giorno un altro avversario
gli diede improvvisamente un calcio,
uno strano e terribile superiore
quando il consiglio non era ancora regola
Dopo un solo calcio rude
il giocatore Sindelar si ritrovò
come un reietto
perché era iniziato un nuovo ordine.
Per un po' non si piegò a questo,
prima di perdere interesse e tornare a casa.
Nel gioco del calcio, come nella vita,
era stato della Scuola di Vienna.
Era abituato a giocare,
e giocava molti giorni.
La sua visione d'insieme gli disse
che il suo destino era nella valvola del gas
La porta che attraversò camminando
era silenziosa e oscura allo stesso tempo
Era un ragazzo dei miei preferiti
e il suo nome era Matthiaas Sindelar")
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