domenica 21 gennaio 2018

I trofei scomparsi: la Coppa Carnevale di basket



Per gentile concessione di Claudio Sodini
Oggi pubblico uno dei pezzi di cui vado e sempre andrò più orgoglioso. Un pezzo che abbina il Carnevale della mia città, Viareggio, allo sport, le mie due grandi passioni. Si parla di Coppa Carnevale, ma non il celebre torneo mondiale di calcio giovanile: no, questo è un altro, di cui non si trova pressoché nulla in rete se non negli archivi di qualche giornale - ma bisogna spulciare ben benino - e che ha per protagonista la pallacanestro, il primo sport che ho praticato da bambino nella palestra del vecchio Gymnastic Club in via Paolo Savi in Darsena con alcuni compagni di classe.

Pochi mesi fa è nata la (pazza) idea di sottrarre questa meravigliosa storia all'oblio e riportarla alla luce. Giornalisticamente parlando, è stata un'autentica sfida: quando ho contattato la società di basket di Viareggio per un aiuto, mi è stato risposto che potevo contattare uno storico, un ex allenatore e giocatore, di cui non avevano alcun recapito telefonico. 


Non mi sono però perso d'animo e grazie a un'intuizione di una persona - Gigi Becagli del mitico Hotel Bellariviera - ho trovato la mia fonte al Sor Emilio, un bar del centro città: "Va lì tutti i giorni a giocare a biliardo o a carte con gli amici", mi dice. Detto, fatto: quella con Ilo Mannocci è stata una lunga e meravigliosa chiacchierata, ricca di aneddoti e storie che mai avrei potuto trovare sui giornali.

Da lì ho contattato altre persone che trovate menzionate fra gli intervistati o citate tra i ringraziamenti. Quello che leggete di seguito è il frutto delle ricerche di questi mesi e a dir la verità manca qualche piccolo pezzo da aggiungere: ci sarà tempo e modo anche per quello...

Che anno indimenticabile, per Viareggio, il 1948. Il Carnevale si gode la definitiva rinascita dopo la pausa forzata imposta dalla guerra, dieci squadre onorano l’edizione pilota di uno dei più prestigiosi tornei di calcio giovanile e in estate la Capannina del Marco Polo tiene a battesimo il festival della canzone italiana, in seguito scippato a Viareggio da Sanremo. In quegli stessi dodici mesi, poi, prende vita una competizione sportiva, destinata ad assai minor vita rispetto a quella di pallone eppure altrettanto capace di far varcare le frontiere al nome della città: è - o meglio, era - la Coppa Carnevale di pallacanestro, un torneo che favorì il confronto tra formazioni italiane e straniere agli albori della Guerra Fredda, in un’epoca in cui non esistevano ancora le coppe europee.

Le origini
Ma perché proprio il basket? Furono le truppe alleate, e nella fattispecie i soldati afroamericani della 92a divisione Buffalo sbarcati in Toscana sul finire della Seconda Guerra Mondiale, a portare la palla a spicchi in una città che nel calcio annoverava la propria squadra addirittura in Serie B. Montarono alla bell’e meglio un paio di canestri nella pineta di Ponente alla Fontanella, sulla stessa superficie in cemento dove era nato nel 1903 il primo campo da tennis cittadino: era il loro passatempo preferito e destarono subito l’attenzione di alcuni giovanotti.


Tra questi c’era anche Sandro Luporini - sì, proprio lui, l’inventore del teatro canzone assieme all'inseparabile Giorgio Gaber - che, seppur a distanza di oltre settant’anni, ha ancora stampati nella mente quei giorni: “Eravamo io, mio fratello Cecco e Gigi Pieraccini: andavamo a guardare questi soldati e restavamo incantati, per noi era una novità assoluta. Un giorno prendemmo ‘in prestito’, diciamo così, cesti e palloni”. È l’atto di nascita del basket nella Perla del Tirreno.

Come al cinema
Il pensiero che a Viareggio, nel periodo delle sfilate dei carri in cartapesta, si siano scontrati alcuni tra i più forti cestisti dell’immediato dopoguerra sa tanto di film. E il mito della Coppa Carnevale partì, se vogliamo, dal cinema: a concepirla furono l’avvocato Oberdan Bertucelli, proprietario dell’Eden e dell’Eolo con un passato da nuotatore, e il cognato Giacomo “Mino” Parodi, che delle due sale cittadine era invece il gestore. “In famiglia erano tutti appassionati di basket”, rammenta Anna Vittoria Bertuccelli, ex assessore alla cultura di Viareggio, rispettivamente figlia e nipote dei due organizzatori.

“Lo avevano praticato lo zio Mino, suo fratello Aldo e perfino mia madre Teresa in una squadra femminile a Genova. E poi ricordo mia nonna che ad alcune partite se la prendeva con l’arbitro, o le trasferte del Vela in una Giardinetta Fiat, con i giocatori piegati in due perché stavano strettissimi”. La prima Coppa Carnevale si svolge nel 1948: le partecipanti arrivano dal circondario, Livorno su tutte, e così è pure nell’edizione successiva. Il campo di gioco è il Bertabello in via IV Novembre, dove oggi sorge il cortile del liceo scientifico.

Gira che ti Gira
Arrivano gli anni Cinquanta e segnano una duplice svolta. La prima: il torneo si fregia della presenza della sezione cestistica della Lazio, di Varese e del Gira Bologna, terzo incomodo nell’eterno duello tra Fortitudo e Virtus, che alza la Coppa nel 1950. La seconda: l’Assi Viareggio dei fratelli Cecco e Sandro Luporini, di Egidio "Gigi" Pieraccini, di Celeste Soppelsa detto "il Pasugia", di Franco Fiorani, di Lazzaro Lucarini "il fachiro" e il resto della generazione d’oro viene promosso in Serie A ("Indimenticabile il debutto contro la Virtus Bologna campione d'Italia", aggiunge Luporini. "Vincemmo a sorpresa noi, 37-33. Forse loro furono messi in difficoltà dalla superficie in marmo del Bertabello, che veniva utilizzata anche come pista di pattinaggio. 'Da Viareggio uno squillo di tromba' titolò un giornale").

Il torneo assume così rilievo nazionale e, addirittura, internazionale. “A quei tempi non era difficile organizzare la competizione", racconta Ilo Mannocci, una vita al servizio del basket a Viareggio e in mezza Toscana. "Le squadre chiedevano solo vitto e alloggio e una convenzione con gli alberghi si trovava sempre. In giro per l’Italia, oltretutto, non c’erano altri tornei”.

Per la quarta edizione sbarcano in città gli svizzeri del Servette, i francesi del Grenoble e, soprattutto, la Stella Rossa di Belgrado nello stesso anno in cui l’altra celebre polisportiva della capitale serba, il Partizan, trionfa a Viareggio nel torneo di calcio. Non è una presenza casuale, quella dei cestisti dell’Est: come ha scritto Nicola Sbetti nel suo saggio "Like a bridge over troubled Adriatic water", da poco Italia e Jugoslavia hanno allacciato i contatti in campo sportivo in un’epoca di forti tensioni politiche per la disputa di Trieste, senza dimenticare lo strappo fra Tito e Stalin che divide i comunisti.

Con ben sette nazionali in rosa, la Stella Rossa è la favorita d’obbligo, eppure a vincere è ancora il Gira dei vari Bongiovanni, Ranuzzi, Rapini e James Strong che infligge quasi venti punti di distacco (49-31) ai giganti slavi. E i felsinei si ripetono pure nel 1952.

Spettacolo assicurato
“Era decisamente un altro basket”, osserva Mannocci. “Le partite duravano due tempi, il pallone era enorme e pesante, il gioco più farraginoso e meno dinamico”. Eppure il livello delle partecipanti era elevato: “C’era uno svizzero afroamericano, Yoghi Bough, che lanciò la palla facendola passare dietro la schiena: oggi ci riuscirebbe perfino un ragazzino, ma per quei tempi fu un prodigio mai visto.

"E poi c’era un centro della Stella Rossa che schiacciò a canestro: fu soprannominato ‘il ragno’ perché sembrava che si arrampicasse sul tabellone. Venne giù tutta la tribuna!”. La partecipazione viene estesa anche alla squadra dei militari americani di stanza a Camp Darby e il torneo cresce ulteriormente, diventando un’occasione unica di confronto tra scuole cestistiche agli antipodi.

Proprio gli yankee si lasciano alle spalle Stella Rossa, Olimpia Milano, Viareggio e Gira nel 1953, quando il torneo viene inaugurato da una semplice ma riuscita cerimonia d’apertura con sfilata, esecuzione degli inni nazionali e simbolico volo di cento colombe. Il “Borolimpia”, come veniva chiamato il quintetto meneghino, vincerà a distanza di un anno schierando i suoi campioni.

C'è Cesare Rubini, oro olimpico con la nazionale di pallanuoto ai Giochi di Londra ("Aveva i capelli un po' lunghi sulla nuca e per questo i tifosi viareggini, a presa di giro, lo soprannominarono Tosone", è il ricordo di Giorgio Fazzini, altra memoria storica dello sport locale). Ci sono Sergio Stefanini e Romeo Romanutti, che sarebbero dovuti venire in prestito all'Assi per il torneo del 1952, ma rimase solo una suggestione. C'è Enrico “Ricky” Pagani, che avrebbe poi recitato nel film “I sogni nel cassetto” al fianco di Lea Massari. E poi i vari Sforza, Gamba e Reina. Un trionfo ampiamente celebrato anche dal Corriere della Sera, che dopo la vittoria sui Leghorn Lions titola pomposamente “I cestisti del Borletti battono gli americani”.

Ultimi botti
Nel 1955 il torneo si trasferisce nel nuovo campo all’aperto di via Garibaldi, oggi rimpiazzato dall'edificio delle poste, e si registra il boom di partecipanti (sei). Al quarto tentativo la Stella Rossa riesce ad aggiudicarsi la Coppa: in semifinale elimina i Darby Lions - la notizia rimbalza perfino sui quotidiani d’oltreoceano grazie a un lancio d’agenzia dell’Associated Press - e poi supera l’Aris Salonicco. Durante le cinque freddissime giornate di torneo (“Ho ancora negli occhi l’immagine di parecchi spettatori con la coperta sulle gambe”, dice Mannocci) si contano qualcosa come tremila temerari appassionati che si godono gente come Đorđe Andrijašević, Milan Bjegojević, Borislav Ćurčić, Ladislav Demšar e Borko Jovanović.

Tra gli ellenici spicca Faidon Matthaiou, un marcantonio che ha gareggiato alle Olimpiadi del 1948 nel canottaggio: considerato il patriarca del basket greco, quaggiù lo ricordano non solo per le eccellenti giocate. “Ebbe una liaison con la Rosina, la figlia di Iacopo Piselli, il proprietario del calzaturificio Vela che faceva da sponsor e ha dato il nome alla squadra di Viareggio”, rivela Mannocci. Lo stesso Vela sbaraglia a sorpresa tutti gli altri rivali nel 1956 ma, paradossalmente, lontano da casa: le gare conclusive si disputano alla palestra al coperto di Camp Darby causa avverse condizioni meteo a Viareggio, con tanto di trasferimento dei tifosi in torpedone.


Triste epilogo
Sarà, quella, l’ultima vera Coppa Carnevale: dopo un paio di anni di inattività, il torneo prova a ripartire nel 1959 con la decima edizione, vinta dalla Ignis Varese davanti a Virtus Bologna, Red Knights e Vela Viareggio, ma non ci sarà più alcun seguito. “Perché finì? I motivi sono tanti”, osserva ancora Mannocci. “L’interesse per la pallacanestro in città scemò, tanto che fu perfino sciolta la squadra dopo una cena al Nettuno passata alla storia: i giocatori più anziani volevano essere pagati e a quel punto la dirigenza gettò la spugna. Le varie società, poi, iniziarono ad avanzare pretese economiche esose e il torneo patì oltretutto la contemporanea nascita dell’Eurolega”.

Di pallacanestro a Carnevale non se ne riparlò più, se non nel 1967 con un torneo femminile e nel 1983 con il Trofeo Burlamacco al palazzetto dello sport (quanto avrebbe fatto comodo un impianto al coperto negli anni d’oro…). Un altro capitolo da aggiungere al già voluminoso libro delle occasioni perse a Viareggio.

Fonti:
Corriere della Sera
Gazzetta dello Sport
Corriere dello Sport
Il Tirreno

Renzo Pellegrini, "120 anni del Carnevale" (vol. 7), Pezzini Editore (1993)

Ringraziamenti:
Pierluigi Becagli
Anna Vittoria Bertuccelli
Giorgio Fazzini
Sandro Luporini
Ilo Mannocci
Claudio Sodini
WikiLazio
Vela Basket Viareggio

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