mercoledì 14 aprile 2010

Ad un passo dal sogno



Oggi è un giorno speciale per Quevilly, cittadina francese di poco più di 22mila abitanti situata nell'Alta Normandia. La locale squadra di calcio affronterà stasera, a Caen, il blasonato Paris Saint Germain nella semifinale della Coppa di Francia. 

Fin qui niente di sensazionale, se non fosse che l'Us Quevilly è una squadra che milita nel Championnat de France Amateur, quarta divisione francese. I gialloneri, che possono contare su due soli elementi che si sono affacciati al calcio professionistico, hanno eliminato nel corso del loro cammino due club di Ligue 1, il massimo campionato transalpino, ovvero Rennes e Boulogne. 

E stasera affronteranno il Paris Saint Germain, con la speranza di centrare nuovamente la finalissima della coppa nazionale dopo esserci già riusciti nel lontano 1927, roba da preistoria.

La favola del Quevilly mi riporta alla mente un'altra storica impresa: correva l'anno 2000 e la Francia si sarebbe apprestata a vincere l'Europeo in Olanda e Belgio, bissando così il trionfo mondiale di due anni prima. La vittoria dei bleus venne preceduta dall'insolita finale della coppa nazionale tra il Nantes ed il Calais, squadra che militava in CFA proprio come il Quevilly oggi. Composto perlopiù da impiegati, insegnanti ed operai, l'undici giallorossonero fu l'autentica sorpresa di quella edizione della Coppa di Francia. Proprio come potrebbe esserla, a dieci anni di distanza, il Quevilly...

Ci sono un giardiniere, un agente delle tasse, un imbianchino, un magazziniere...: detta così, sembra una barzelletta. E invece sono solo alcuni dei mestieri che nella vita di tutti i giorni svolgono i giocatori del Calais RUFC, squadra dell'omonima cittadina francese situata quasi al confine con il Belgio e, soprattutto, di fronte alle cittadine inglesi di Dover e Folkstone, in prossimità dell'imbocco nel tunnel della Manica. Ad un passo dall'Inghilterra. Ma, nell'anno del giubileo, Calais si ritrova ad un passo anche dalla leggenda, grazie alle gesta della sua squadra dilettantistica.

Il Calais milita infatti nel CFA, la quarta divisione francese. Il calcio professionistico, da queste parti, lo si guarda solamente in televisione. I giocatori della squadra giallorossonera praticano il calcio per pura passione: il budget della squadra non supera il miliardo e mezzo di lire. 

Da cinque anni l'allenatore è Ladislas Lozano, spagnolo arrivato in Francia da giovane assieme alla famiglia, perseguitata dal regime franchista: sia da giocatore che da tecnico non ha mai conosciuto il calcio ad altissimi livelli. Reduce da un buon quarto posto, il Calais non sa ancora che si appresta a vivere la stagione più straordinaria della sua quasi centenaria storia.

La Coppa di Francia è una competizione riservata anche alle squadre non professionistiche: basta iscriversi e partecipare alla fase eliminatoria. I canarini di mounsier Lozano iniziano dal quarto turno e chiamare il primo impegno una semplice formalità è puro eufemismo: il malcapitato Campagne-lès-Hesdin, squadra di Divisione 1 Dipartimentale, incassa ben dieci reti, cinque delle quali solamente nei primi quarantacinque minuti. Più contenute, invece, le vittorie nei turni successivi contro Saint-Nicolas-les-Arras (3-1), Marly-lès-Valenciennes (2-1) e Béthun (1-0), queste ultime due provenienti dalla serie immediatamente inferiore alla CFA. 

Nell'ottavo e ultimo turno i canarini trovano una squadra appartenente alla stessa categoria, il Dunkerque: il Calais chiude i conti già nel primo tempo, rifilando tre reti all'avversario, e nella ripresa trova la quarta marcatura che suggella il passaggio ai trentaduesimi di finale. 


E adesso non si scherza più, caro Calais. Adesso c'è da affrontare i club professionistici. Giocatori che hanno fatto del calcio il loro mestiere, la loro ragione di vita. Ma gli uomini di Lozano non si lasciano certo intimorire. Non hanno nulla da perdere, loro, calciatori per hobby.

La sfida ai club milionari inizia subito con un avversario ostico: è il Lille allenato dal bosniaco Vahid Halilhodžić, squadra di Division 2 che a fine stagione salirà nel massimo campionato. Un derby tra due squadre del Nord della Francia. In campo i diversi valori tecnici emergono ed il Lille chiude in vantaggio la prima frazione. Ma il Calais riesce a colmare questa lacuna sfoderando armi quali tenacia e caparbietà e così, dopo aver pareggiato i conti, riesce a spuntarla ai calci di rigore. Allez Calais, avanti così. 

Arrivano i sedicesimi di finale ed i canarini incontrano l'altra grande rivelazione della coppa nazionale, il Langon-Castets, squadra del CFA 2, ovvero la serie immediatamente inferiore: questa volta è il Calais a godere dei favori del pronostico. Tre gol (a zero) e qualificazione agli ottavi di finale ipotecata. Allez Calais, avanti ancora. 

Ora è il turno del Cannes, Division 2. Ma ormai l'avversario di blasone non fa più paura. Esattamente come accaduto contro il Lille, l'incontro si chiude sull'1-1 dopo i minuti regolamentari ed ai rigori si impone nuovamente la squadra meno quotata eppure con maggior fame di successo. Allez Calais, sempre più avanti.

Ai quarti i canarini sfidano, finalmente, un club di Division 1. E che club: lo Strasburgo, proprietà del miliardario statunitense McCormack. Bene, Calais, ti sei divertito abbastanza, ma forse ora non ce la farai contro il calcio professionistico, quello dei grandi interessi economici, dei campioni pagati come divi di Hollywood. Ma le sorprese, evidentemente, non sono ancora finite: il Calais arriva all'intervallo sul risultato di 2-1 e alla ripresa delle ostilità riesce a difendere l'esiguo vantaggio. I giocatori vengono premiati con un assegno di dieci milioni di lire ciascuno e per il club di quarta divisione si aprono le porte delle semifinali. Impensabile. Allez Calais, non fermarti proprio adesso.

Foto sudouest.fr
E ora l'umile Calais non fa più notizia Oltralpe. Quasi bisogna iniziare a preoccuparsi seriamente del manipolo di carneadi allenati da Ladislas Lozano. Il 12 aprile è il giorno dell'appuntamento con la storia: allo stadio Felix Bollaert nella vicina Lens i canarini si giocano la finalissima contro il Bordeaux, campione nazionale in carica. Il Bordeaux di Micoud e Wiltord, elementi nel giro della nazionale allenata da Roger Lemerre. 

Ma è oramai ridotta la schiera di quanti sono convinti che i girondini faranno un sol boccone del Calais, il piccolo, grande Calais, oramai capace di tutto. Anche di inchiodare i campioni di Francia per novanta minuti, trascinarli ai supplementari e sconfiggerli 3-1. 


I tifosi giallorossoneri accorsi a Lens piangono di gioia e cantano a squarciagola "On est en finale": quelli rimasti ad assistere allo storico trionfo dal loro salotto, frattanto, fanno festa per le vie della città e sono ancora svegli quando, alle tre di notte, arriva il pullman che riporta a casa gli eroi di Lens. 

Stanchi, stremati ma soddisfatti dell'impresa compiuta. Il giorno dopo il quotidiano sportivo L'Equipe esce in edicola con una foto emblematica in cui il campione del mondo Christophe Dugarry tenta - inutilmente - di tamponare in scivolata la corsa del fantasista-imbianchino Emmanuel Vasseur. 

"Battuti i milionari" è invece il titolo di Liberation che punta così sul riscatto sociale della città di Calais, storico feudo comunista della Francia. 


7 maggio 2000. A quasi due anni dalla finalissima che vide la Francia vincere il primo Mondiale della sua storia distruggendo il Brasile di Ronaldo, lo stadio di Saint Denis ospita la partita che assegnerà la Coppa di Francia. Da una parte c'è il Nantes, una delle più prestigiose accademie calcistiche del paese - qui sono cresciuti Desailly, Deschamps e Karembeu -, che può vantare un vicecampione del mondo come l'argentino Nestor Fabbri ed il camerunense Salomon Olembé, presente due anni prima a Francia 98. 


Dall'altra c'è il Calais, i cui giocatori hanno visto il Saint Denis solo in televisione: che emozione, per loro, andare in ritiro a Clairefontaine e sedersi sulle panchine che hanno ospitato la nazionale campione del mondo di Aimé Jacquet, il modello a cui Lozano dice di ispirarsi. 



L'undici titolare del Calais sembra l'archivio di un'agenzia di collocamento: tra i pali vi è l'educatore sportivo comunale Cédric Schille; la difesa è composta dal magazziniere Jocelyn Merlen, dall'educatore Fabrice Baron, dall'impiegato Grégory Deswarte e dal capitano Réginal Becque, professione agente commerciale; centrocampo a quattro con l'educatore Cédric Jandau, l'imbianchino Emmanuel Vasseur, l'animatore di centri sociali Christophe Hogard e Grégory Lefebvre, responsabile di un campeggio; in attacco le speranze di gonfiare la rete avversaria sono tutte riposte in un magazziniere, Mickaël Gérard, ed in un impiegato del club, Jérôme Dutitre.

Foto le-foot-amateur.football.fr

Il Calais scende in campo come ha sempre fatto al cospetto degli avversari più quotati: coltello tra i denti, lotta incessante, niente fronzoli e tanta concretezza. E così non sembra generare fin troppo stupore, tra gli ottantamila del Saint Denis, quanto accade al trentaquattresimo minuto: pallone a campanile al limite dell'area di rigore del Nantes, un giocatore del Calais svirgola ma riesce comunque ad indirizzare la palla all'altezza del dischetto. 

Il Nantes si impossessa del pallone, ma solo per un attimo: in un contrasto ha la meglio un giocatore del Calais che serve sulla sinistra Dutitre. Landreau, il portiere avversario, gli si fa incontro provando a chiudergli lo specchio, con un compagno di reparto che giunge in soccorso. Ma Dutitre non si lascia intimidire e, proprio di fronte al primo palo, infila Landreau sotto le gambe. Proprio nella porta dove una doppietta di Zidane di testa spianò la strada al primo trionfo mondiale della Francia. Roba da raccontare ai nipotini. E il Nantes, prima dell'intervallo, rischia definitivamente il tracollo, in preda alla furia dei canarini che ormai si rendono conto di poter trasformare il sogno in realtà.

Ma nella ripresa la musica cambia immediatamente. Un'azione corale del Nantes mette Sibierski nelle condizioni di battere a rete da distanza ravvicinata: Schille è battuto, 1-1. I veri valori tecnici iniziano ad emergere e per i giocatori del Calais inizia a farsi sentire la fatica del lavoro quotidiano: loro non sono professionisti, loro devono sudare per sopravvivere. 

I canarini resistono fino al novantesimo, quando l'arbitro Colombo assegna un dubbio rigore per presunto fallo di Baron ai danni di Caveglia: dal dischetto si presenta Sibierski che trasforma, anche se Schille, tuffandosi, devia leggermente la traiettoria. Senza tuttavia evitare che il pallone finisca alle proprie spalle. È finita: al Calais gli applausi, al Nantes la coppa. 



Ma Landreau, portiere e capitano gialloverde, decide di alzare il trofeo assieme a Becque, per rendere comunque onore al sorprendente Calais. Al quale è stato recentemente dedicato pure uno spettacolo teatrale, andato in scena lo scorso febbraio al Parenti di Milano: si chiama "Alé Calais" ed è una piece diretta da Emanuela Giordano, nata da un testo del giornalista Osvaldo Guerrieri. Protagonista principale è l'attrice toscana Mariangela Bargilli, qui nel ruolo di cantastorie che racconta, tra poesia e telecronaca, le gesta degli uomini di Lozano.

Johann Cruijff ebbe a dire: "La leggenda può trarre linfa anche da una sconfitta, soprattutto se giochi bene e se lasci un buon sapore in bocca ai tifosi...anche quando perdi, il bel calcio perdura nella memoria...". Così parlo il profeta. Allez Calais, merci beaucoup.

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