In questo componimento che apre la serie delle "Cinque poesie sul gioco del calcio", Umberto Saba sembra guardare con un pizzico di invidia ai giocatori giovani e spensierati ("Le angosce [...] sono da voi sì lontane") e, soprattutto, non dissimula il proprio senso di appartenenza alla massa di tifosi ("Anch'io tra i molti vi saluto...").
In particolare, crea uno scarto tra l'io narrante e l'io partecipante, con il poeta che sembra un'entità distaccata dalla folla che si emoziona per le gesta dei giocatori ("...dagli altri diversamente - ugualmente commosso").
Il calcio, insomma, è (anche) poesia.
SQUADRA PAESANA
Anch'io tra i molti vi saluto, rosso
alabardati,
sputati
dalla terra natia, da tutto un popolo
amati.
Trepido seguo il vostro gioco.
Ignari
esprimete con quello antiche cose
meravigliose
sopra il verde tappeto, all'aria, ai chiari
soli d'inverno.
Le angosce,
che imbiancano i capelli all'improvviso,
sono da voi sì lontane! La gloria
vi dà un sorriso
fugace: il meglio onde disponga. Abbracci
corrono tra di voi, gesti giulivi.
Giovani siete, per la madre vivi;
vi porta il vento a sua difesa. V'ama
anche per questo il poeta, dagli altri
diversamente - ugualmente commosso.
(da "Il canzoniere" - vol. III, "Parole" 1933-34)
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