La saga delle "Cinque poesie sul gioco del calcio" di Umberto Saba si conclude con il componimento più conosciuto, perché ricorre su gran parte dei libri di testo scolastici.
Non a caso la critica considera "Goal!" - questo il nome della poesia - la più scolastica ed accademica tra le cinque, quella dove emerge in misura minore, a detta di alcuni, la grande verve letteraria di Saba.
La poesia si apre con l'immagine di un portiere che ha appena subito una rete: per la vergogna cela il suo volto sul manto erboso per sottrarsi al fascio di "amara luce" che illumina la sua sconfitta personale. Mentre un compagno di squadra tenta invano di rialzarlo, sia con le parole che con la mano, la tifoseria avversaria esulta e gli spalti sembrano quasi non riuscire a contenere l'entusiasmo della folla.
E mentre i giocatori circondano l'autore della marcatura, dall'altra parte del campo c'è il loro portiere. Egli rimane da solo, ma solo in senso fisico: la sua anima, infatti, è come se fosse una figura in carne ed ossa che, in quel momento, sta abbracciando il compagno di squadra che ha segnato. "Della festa - egli dice - anche io son parte".
E mentre i giocatori circondano l'autore della marcatura, dall'altra parte del campo c'è il loro portiere. Egli rimane da solo, ma solo in senso fisico: la sua anima, infatti, è come se fosse una figura in carne ed ossa che, in quel momento, sta abbracciando il compagno di squadra che ha segnato. "Della festa - egli dice - anche io son parte".
Chiudo questo viaggio tra le poesie di Saba sul gioco del calcio con un video in cui il poeta stesso recita i componimenti che ho riportato su queste pagine.
GOAL
Il portiere caduto alla difesa
ultima vana, contro terra cela
la faccia, a non veder l'amara luce.
Il compagno in ginocchio che l'induce,
con parole e con mano, a rilevarsi,
scoprie pieni di lacrime i suoi occhi.
La folla - unita ebbrezza - par trabocchi
nel campo. Intorno al vincitore stanno,
al suo collo si gettano i fratelli.
Pochi momenti come questo belli,
a quanti l'odio consuma e l'amore,
è dato, sotto il cielo, di vedere.
Presso la rete inviolata il portiere
- l'altro - è rimasto. Ma non la sua anima,
con la persona vi è rimasto sola.
La sua gioia si fa una capriola,
si fa baci che manda di lontano.
Della festa - egli dice - anch'io son parte.
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