Non mi capita spesso di scrivere, su questo spazio libero, biografie di giocatori in attività o che si sono ritirati. Sapete, non è facile. Non è facile scovare un calciatore mediamente famoso e, allo stesso tempo, con una storia personale ancora da raccontare. Questa sezione, quella dei "Grandi campioni", è nata prima di tutto per celebrare coloro che, dalla tenera età all'adolescenza, e passando per gli anni della maturità (o presunta tale...), sono i miei campioni preferiti.
Ma dando corda al proprio istinto, alle proprie emozioni, al proprio cuore si finirebbe per cadere nella banalità: se io volessi tracciare un profilo di Maradona, di Pelé, di Cruijff correrei il serio rischio di scrivere righe su righe che non aggiungerebbero nulla di nuovo a quanto già si sa. Meglio, allora, gettarsi altrove. Su calciatori di indiscusso valore e che, tuttavia, non sono mai stati reclamizzati a sufficienza, almeno quanto avrebbero meritato.
Oggi è la volta di un giocatore del quale mi innamorai dodici anni fa, guardando una carrellata delle sue reti più belle. Lui è francese ed è stato apprezzato nel Regno Unito, dai calciatori inglesi, dai giornalisti inglesi. Persino dalle inglesi. A mio modesto parere, è stato il calciatore francese più talentuoso degli anni Novanta, ancor più di Cantona, meno tecnico ma più carismatico, altrettanto geniale e forse maggiormente sregolato. Lui è David Ginola. E giocava magnificamente.
Un giorno accarezzi la cresta dell'onda, il giorno successivo sei polvere, nient'altro che polvere. Un gesto atletico ti basta per avere una carriera luminosa, un banale errore può marchiare, e macchiare, per sempre una carriera sportiva più che dignitosa. Ne ha avute di soddisfazioni, David Ginola. Eppure, specialmente in patria, viene ricordato per un passaggio a vuoto, o meglio, nel vuoto, che costò alla Francia la qualificazione ai Mondiali.
Un pallone scagliato in una zona dove non sono presenti compagni di squadra, l'avversario che riparte, in contropiede, e trafigge i transalpini condannandoli all'eliminazione. Ah, mon Dieu. Non è un reato talmente grave da spalancargli le porte del carcere. In compenso, gli chiude a doppia mandata quelle della nazionale. E gli nega ancor più soddisfazioni personali, più trofei, più consensi.
Gli inizi
Lo stadio del destino
L'asso nella Manica
Cambio vita
Fonti:
C. E. Carbajosa, "El Madrid tropieza con el mismo PSG", El Mundo Deportivo, 04/03/1994
S. Nolla, "Sí, pero adiós", El Mundo Deportivo, 16/03/1995
T. Atkin, "Me and my wine...David Ginola", The Observer, 12/05/2002
M. Hickman, "Ginola scores at world's wine biggest challenge", The Independent, 21/05/2008
"Best & Worst: David Ginola", The Sunday Times, 08/11/2009
J. Gardner, "Ginola joins 2018 World Cup Bid", The Independent, 21/01/2010
H. Samuel, "David Ginola pays out £30,000 over 'love child'", The Telegraph, 10/05/2010
A. Thompson, "I could have been Olympic skier", BBC Sport, 28/11/2010
Diversamente da tanti suoi connazionali, anche delle generazioni successive, Ginola non ha iniziato ad accarezzare il pallone nella banlieue di una metropoli, bensì nella nativa Gassin, cittadina di nemmeno 3mila abitanti, uno dei fiori all'occhiello della Costa Azzurra. Nato il 25 gennaio 1967, David cresce con il mito di Johan Cruijff, emblema della nazionale olandese degli anni Settanta.
Ma oltre al calcio non disdegna neppure lo sci, iniziato a praticare ad appena due anni: in camera da letto campeggia una gigantografia di Ingemar Stenmark, asso pigliatutto svedese.
Raggiunti i quattordici anni, David si trova di fronte ad un bivio: o l'uno o l'altro. Il padre gli predice un futuro da campione indiscusso negli sport invernali, ma il ragazzo sceglie il calcio.
Poco male: guadagnerà di più, molto di più. E poi, pista innevata o manto erboso non farà differenza: David avrà negli slalom il proprio punto di forza.
Parigi val bene una messaLa carriera di Ginola decolla a pochi chilometri da casa: il Nizza lo culla nel suo settore giovanile, il Tolone lo lancia nella D1 e lui, nel 1988, conduce i compagni al quinto posto in classifica, ad oggi il miglior risultato di sempre della squadra provenzale nel massimo campionato francese. David è un astro nascente del calcio transalpino: lo nota il Racing Club, seconda squadra della capitale.
Ormai David non è più un novellino, la D1 è un palcoscenico su cui sa recitare la propria parte e, in una sola stagione, riesce a segnare più gol che in quattro anni in forza al Tolone: viene piazzato sulla fascia sinistra, dove predilige le falcate fino alla linea di fondo ma anche le penetrazioni in area e le conclusioni in diagonale. Passano un paio di stagioni ed indossa un'altra maglia, quella del Brest: la parentesi bretone inizia malissimo, con la retrocessione nella categoria inferiore.
E a David, evidentemente, questa dimensione sta stretta. Rimane imprigionato nel limbo soltanto per pochi mesi: nel gennaio 1992 arriva, infatti, la chiamata del prestigioso Paris Saint Germain, di proprietà dell'ambiziosa Canal Plus. Il bello inizia adesso.
Lo stadio del destino
Il Parco dei Principi segna, nel bene ma anche nel male, la carriera di Ginola. In prima battuta, è qui che raggiunge la definitiva consacrazione: sarà una banale coincidenza, ma in questo impianto che evoca figure nobili, a breve distanza dall'Arc de Triomphe, il centrocampista provenzale si fa apprezzare per il suo gioco elegante e coinvolgente.
Il Paris Saint Germain beneficia del suo talento puro, conquistando uno scudetto, il secondo della sua storia, e meritandosi un posto di riguardo nell'Europa del calcio: da ricordare le tre semifinali consecutive nelle coppe continentali - una vede i capitolini opposti al Milan di Capello in Champions League - ed alcune imprese da antologia, come il 4-1 rifilato al Real Madrid il 17 marzo 1993, la risicata ma storica vittoria al Bernabéu l'anno successivo con un gol di Weah ed il successo, al Parco dei Principi, ai danni del Barcellona di Hagi, Koeman e Stoičkov.
Ginola ha ormai la Francia ai suoi piedi, quei piedi vellutati in grado di regalare magie strabilianti, e gioie quasi mai provate, ai tifosi parigini: in breve diviene un pilastro della nazionale di Gerard Houllier, formando una formidabile prima linea con Éric Cantona e Jean Pierre Papin, e si guadagna l'appellativo di "Le Magnifique". Ma il destino dà e toglie a proprio piacimento. E quello stesso proscenio che aveva esaltato i suoi tocchi d'artista diviene il luogo del delitto, di un'evitabile ingenuità che gli strapperà di dosso la casacca bleu.
In una grigia sera di novembre del 1993 i galletti si giocano, in una sorta di drammatico spareggio con la Bulgaria, la qualificazione ai Mondiali americani: la recente sconfitta contro Israele desta perplessità a tifosi e opinione pubblica, tuttavia è sufficiente un pareggio per stare al sicuro. Manca un minuto alla fine, Francia e Bulgaria hanno marcato una volta a testa: i transalpini battono una punizione sulla destra, non lontano dal calcio d'angolo.
Ricevuto il pallone da un compagno, Ginola se ne sbarazza indirizzandolo nell'area di rigore: là in mezzo non ci sono compagni, l'oggetto sferico sorvola il campo in larghezza e diviene preda dei bulgari. Che fanno partire il contropiede. I difensori francesi sembrano giungere con un secondo di ritardo su qualsiasi triangolazione. Kostadinov, lanciato a rete, infila Lama sotto la traversa: Francia eliminata, Bulgaria ai Mondiali.
Le telecamere indugiano su un Ginola mestamente appoggiato sui cartelloni pubblicitari. Inutile pensare che, sì, il passaggio era sballato, ma che la difesa dei compagni era stata a dir poco blanda: il colpevole è lui. Davanti alla stampa, un inviperito Houllier rilascia dichiarazioni velenose, parla di "crimine contro il calcio francese" ed individua l'assassino in Ginola.
La condanna è dura e senza appello: al posto di Houllier subentra Jacquet che, in pochi mesi, nega al genio del Psg la convocazione in nazionale, anche per il suo caratteraccio che lo spinge spesso allo scontro con gli allenatori. Non sarà l'unico nome eccellente ad esser depennato dal selezionatore che porterà i Bleus ad alzare la Coppa del Mondo: niente Cantona e Papin, i titolari adesso si chiamano Dugarry, Djorkaeff, Zidane.
L'asso nella Manica
L'atroce delusione per aver trasformato il sogno americano un incubo viene solo in parte mitigata dalla conquista, a fine annata, del titolo nazionale e dal riconoscimento di miglior giocatore della massima serie francese. Meglio cambiar aria. Il suo calcio per palati esigenti sembrerebbe essere il nuovo piatto forte della Liga o della Serie A italiana, il meglio che i paesi latini possano offrire.
E invece David emigra a settentrione, attraversa lo Stretto della Manica e finisce al Newcastle, che se lo accaparra per due milioni e mezzo di sterline nell'estate 1995: salvo rarissime eccezioni, tra cui lo stesso Cantona, la Premier League inglese è un campionato tecnicamente povero, con tanti onesti mestieranti e pochi fantasisti. Ma è qui che David riparte e sconfigge Golia, il passato ingombrante raffigurato da quel traversone sbilenco al Parco dei Principi.
Si accattiva subito l'ammirazione degli inglesi, lui francese, con l'estro, la classe, la precisione: Ginola non è solo bello da vedere, è anche concreto e spesso decisivo. Al Newcastle sfiora solamente lo scudetto, beffato dal Manchester United che viene tuttavia umiliato al Saint James' Park. Dopo l'addio di Kevin Keegan, suo grande estimatore, nel gennaio 1997 è l'ora di tentare una nuova avventura nella capitale: lo sceglie il Tottenham. David ripaga la fiducia ricevuta aiutando la squadra a vincere, due anni dopo, la Worthington Cup.
Nella stessa stagione, nonostante gli Spurs restino fuori dalle prime quattro posizioni, ottiene due significativi riconoscimenti: i giornalisti inglesi e, soprattutto, i calciatori della Premier League lo eleggono miglior giocatore della stagione. Ed il premio consegnatogli dai suoi colleghi è "il complimento più bello mai ricevuto in carriera".
Dopo tre anni a White Hart Lane, David si trasferisce all'Aston Villa: un altro biennio, senza acuti ma con tante frecciatine per la sua silhouette, e poi nel 2002 l'ultima tappa del suo percorso, l'Everton, dove in cinque mesi colleziona altrettante presenze.
Il momento di dire basta è arrivato. Ciao poeta del pallone dall'indole polemica e dalla tecnica sopraffina.
Cambio vita
Otto anni dopo l'addio all'agonismo, Ginola si riavvicina al calcio d'Oltremanica: è uno dei volti scelti per la candidatura dell'Inghilterra ad ospitare i Mondiali del 2018, che poi verranno appaltati alla Russia. Nel frattempo, l'ex fantasista di Newcastle e Tottenham si è lanciato in nuove sfide, tutte differenti, tutte intriganti in egual misura.
La televisione è una di queste: già volto della pubblicità di L'Oreal - celebre il suo "Because I'm worth it" sussurrato con inconfondibile accento francese - e Renault, Ginola è sbarcato sul piccolo schermo interpretando il protagonista del cortometraggio "Mr. Firecul", collezionando camei in varie serie e partecipando al reality show "Danse avec les stars".
C'è stato anche l'approdo al cinema: nel film di guerra "The Last Drop" di Colin Teague recita il ruolo di un caporale tedesco e appare con il cranio rasato, denudato della sua inconfondibile chioma leonina. Dopo aver prestato la voce ad uno dei personaggi nella versione francese del cartone animato "Alla ricerca di Nemo", Ginola si concede ad un'altra sua grande passione: il vino.
Abituato, fin da ragazzino, a degustare i rossi della Provenza, decide di metter su un vigneto: risale a tre anni fa il prestigiosissimo secondo posto all'International Wine Challenge per il suo Cost Brulade rosé. E ancora: sostenitore di Nicolas Sarkozy alle elezioni presidenziali francesi, volto per la candidatura della cittadina francese di Annecy ad ospitare le Olimpiadi invernali.
Non mancano neppure le grane, risalenti al 2008: Joëlle Pinquier, un'allevatrice di cani di Marsiglia, denuncia alla stampa i mancati pagamenti di Ginola alla figlia Joy, nata da una relazione con il calciatore.
L'ex fuoriclasse, che si è sempre rifiutato di effettuare il test di paternità, ammette di aver avuto rapporti sessuali con la donna ma nega che la ragazza sia stata concepita con lui. Ad ogni modo, l'avvocato di Ginola riesce a dimostrare non solo che il suo assistito non ha mai mancato di elargire, come stabilito da una corte francese, la cifra pattuita - 400 sterline al mese - alla ragazza, ma anche che ha saldato il conto in anticipo: i pagamenti erano infatti previsti fino a quando lei non avesse raggiunto la maggiore età.
Un altro dribbling. L'ennesimo. Tanto per non perdere l'abitudine.
Fonti:
C. E. Carbajosa, "El Madrid tropieza con el mismo PSG", El Mundo Deportivo, 04/03/1994
S. Nolla, "Sí, pero adiós", El Mundo Deportivo, 16/03/1995
T. Atkin, "Me and my wine...David Ginola", The Observer, 12/05/2002
M. Hickman, "Ginola scores at world's wine biggest challenge", The Independent, 21/05/2008
"Best & Worst: David Ginola", The Sunday Times, 08/11/2009
J. Gardner, "Ginola joins 2018 World Cup Bid", The Independent, 21/01/2010
H. Samuel, "David Ginola pays out £30,000 over 'love child'", The Telegraph, 10/05/2010
A. Thompson, "I could have been Olympic skier", BBC Sport, 28/11/2010
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