martedì 7 giugno 2011

Big in Japan - 7



(continua da - 6)

Tra alti e bassi. Prima dieci squadre, le storiche partecipanti all'anno zero della J.League. Poi dodici. Nella stagione successiva il numero aumenta a quattordici. Sale ancora: sedici. E infine diciotto. Con la contemporanea istituzione, undici anni fa, della J.League Division 2, il campionato cadetto, destinato ad aprirsi a nuove compagini di stagione in stagione. È questo, forse, il dato che fotografa la crescita e la progressiva diffusione del calcio in Giappone. Ogni anno c'è almeno una nuova squadra che intende iscriversi, dal nulla oppure dalle categorie inferiori (la JFL, campionato semiprofessionistico che ha rilevato la JSL). 

Il primo triennio è quello del grande boom: nel 1994, al secondo anno di attività, la media spettatori degli incontri è 19.598, primato ancora imbattuto. Segue un triennio di segno opposto, caratterizzato dal declino delle presenze negli stadi, dalla crisi finanziaria asiatica e da un iniziale disimpegno da parte degli sponsor (gli Yokohama Flügels falliscono e vengono inglobati all'interno dell'altra squadra cittadina, i Marinos). Ma sono anche anni in cui si sperimenta molto, fino a trovare la giusta formula, basata sul modello europeo, che prevede tre retrocessioni ed altrettanti avanzamenti e che assegna il titolo senza play-off.

Quando la J.League trova finalmente la sua stabilità, con la partecipazione fissa delle sue squadre alla AFC Champions League e la nascita delle prime rivalità tra tifosi, arrivano altri risultati soddisfacenti: cresce l'attenzione delle televisioni verso le partite. La media spettatori risale in entrambi i campionati, e nel 2009 il numero totale, tenendo conto delle due serie, delle varie coppe nazionali e delle partite della AFC Champions League, raggiunge quota 9.619.689: è record, a dispetto della crisi. Nello stesso anno il Giappone riesce a piazzare ben quattro squadre in Champions League.

Rimane, tuttavia, un problema: il divario tra le due divisioni della J.League. Se nell'empireo del calcio nipponico la media spettatori rasenta quota 20mila, nel campionato inferiore è meno della metà (il picco rimane 7.895 nel 2003), nonostante l'ingresso di nuove squadre. Non va meglio sul piano economico-finanziario: mentre nella massima serie le vendite (biglietti, merchandising) viaggiano a buoni ritmi, nella categoria inferiore nessuno arriva a guadagnare più di 3 miliardi di yen.

Dopo la vittoria della nazionale in Coppa d'Asia, sulla nuova stagione della J.League si abbatte l'apocalittico terremoto dell'11 marzo. Il calcio si ferma e riprende il 23 aprile. Riprende con le lacrime agli occhi, ma riprende. Se il simbolo del paese è un sole che sorge, ad annunciare una nuova alba, un motivo ci sarà...

(7 - fine)

Fonti:
S. Moffett, "Japanese rules", Yellow Jersey Press, 2002
The J.League official website
Japan soccer archive

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