martedì 7 giugno 2011

Big in Japan - 4


Dettmar Cramer


Yamato damashi. Aziende di fama internazionale che investono denaro. Ritorno mediatico. Giocatori stranieri in aumento. Non manca, apparentemente, nulla al calcio giapponese.


Ma c’è ancora qualcosa da sistemare. Il calcio e la cultura del calcio, infatti, non sempre viaggiano sulla stessa linea. Nella terra dei samurai c'è il contorno, ma non il piatto principale. Che fare? Da dove iniziare?

Quando, negli anni Sessanta, viene precettato per preparare la nazionale in vista dei Giochi di Tōkyō, Dettmar Cramer si rende subito conto dei limiti, tecnici e comportamentali, dei giocatori: non sanno fare nemmeno un colpo di testa, in campo mostrano poca cattiveria agonistica e troppa benevolenza verso gli avversari. Una delusione per chi pensava di trovare una versione calcistica dei gloriosi samurai. Ma il tecnico tedesco non demorde e prova a spronare i giocatori. La sua formula vincente è tutta racchiusa in due parole: yamato damashi, spirito giapponese. "La vittoria su voi stessi e sulle vostre paure è quella più grande" ricorda Cramer ai suoi ragazzi. Che, se non altro, hanno voglia di imparare e riescono a farlo velocemente. Ed i risultati non mancano, con il bronzo olimpico a Città del Messico come apice.

Un altro segnale tangibile che il mondo si è accorto del calcio giapponese giunge dalla Germania: è l'estate del 1977 e gli osservatori del Colonia rimangono impressionati da un centrocampista di 25 anni, entrato nel mondo del calcio dopo un posto da impiegato alla Furukawa. Il suo nome è Yasuhiko Okudera e, accettando l'offerta della squadra tedesca, diventa il primo giapponese a giocare da professionista in Europa, nonché il primo asiatico a segnare un gol in Coppa dei Campioni, nella semifinale dell'edizione 1978-79 contro il Nottingham Forest. Eppure, in Giappone, non sembrano essere troppo interessati alle gesta compiute dal loro connazionale nella Renania.

Nove anni dopo, però, Okudera fa ritorno in patria: il Giappone, finalmente, lo accoglie da eroe, nel calcio inizia a farsi strada il professionismo, fino a quel momento riconosciuto solamente agli stranieri della JSL. Il pubblico al seguito della nazionale aumenta, il calcio sta diventando più popolare, complice il fatto che in questi anni Tōkyō inizia ad ospitare la finale della Coppa Intercontinentale, ora ribattezzata Toyota Cup, e la Furukawa diventa la prima squadra giapponese ad aggiudicarsi la Coppa Campioni d'Asia.

Ma l'entusiasmo, la motivazione, lo yamato damashi non bastano ancora: serve una maggior preparazione tattica. E intanto, a poche miglia marine di distanza, la Corea del Sud diventa un modello, con il lancio della K-League e già due presenze ai Mondiali. La soluzione è, ancora una volta, andare a cercare all'estero e nel maggio 1992, un anno prima che parta la J.League, arriva la chiamata per l'olandese Hans Ooft: è lui il prescelto per far realizzare il sogno mondiale e far crescere il calcio in Giappone. Gli inizi sono incoraggianti, la squadra vince la sua prima Coppa d'Asia e tiene testa agli eterni rivali sudcoreani, arrivando persino a sconfiggerli, seppur ai rigori. Merito di Ooft, indubbiamente, abile ad aggirare l'ostacolo della lingua impostando le discussioni con i giocatori su un lessico semplice e chiaro e ricorrendo alla memoria visiva.

E poi Ooft è uno che parla con tutti: spiega individualmente ad ogni giocatore il suo ruolo ed illustra ai giornalisti le tattiche adottate, come il "calcio compatto", che consiste nel limitare l'area di gioco ad una parte del campo compresa tra 30 e 40 metri. I Mondiali non sono mai stati così vicini. La partita decisiva è a Doha contro l'Iraq e s'incanala subito nella direzione più congeniale ai nipponici. Che, però, vengono raggiunti sul pari e devono ancora una volta rinunciare ai sogni di gloria. La delusione è cocente, eppure l'evento ha avvicinato moltissimo i giapponesi: mille i tifosi andati in Qatar per sostenere la nazionale, 60% lo share di telespettatori. 

(4 - continua)
Fonti:
S. Moffett, "Japanese rules", Yellow Jersey Press, 2002
The J.League official website
Japan soccer archive

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