martedì 7 giugno 2011

Big in Japan - 8

Photo: Albionroad.com

 Quando, nel 1993, la J.League vede la luce, una delle prime preoccupazioni è di dare un nuovo nome ad ogni squadra. Il modello di riferimento sono gli sport americani: ogni franchigia reca con sé il nome della città che rappresenta, così sarà pure in Giappone.

Ed il campionario, che attinge dalle lingue europee, è vasto: animali di ogni genere, stelle e costellazioni, piante e persino agenti atmosferici.

Photo: gixibyte.tumblr.com
A titolo di esempio: la squadra che ha vinto l’ultima J.League è il Nagoya Grampus. Grampus è il sostantivo in latino di un genere di delfino: spesso, con questo termine, viene designata l’orca, tant’è che la mascotte della squadra di Nagoya è proprio il caratteristico cetaceo bianco e nero.

Altra squadra popolare è quella degli Yokohama F. Marinos: alla denominazione originaria - “marinai” in spagnolo - è stata poi affiancata l'iniziale del nome di quella che un tempo era l’altra squadra della città, i Flügels. Parola tedesca che significa “ala”, il nome era un riferimento alla All Nippon Airways, inizialmente proprietaria della società.

Sebbene l’antica Roma ed il Giappone non siano mai venuti a contatto, sono presenti nomi latini: è il caso dell’Albirex Niigata, i cui dirigenti scelsero di combinare la stella Albireo della costellazione di Orione con la parola con cui i romani chiamavano il loro re.

Tra le squadre retrocesse in J. League 2 troviamo, poi, lo Shonan Bellmare, dove militava Hidetoshi Nakata prima di arrivare in Italia: Bellmare è una fusione tra l’aggettivo “bellum” ed il sostantivo “mare”.

Photo: japanesemascots.com
Se non è latino, comunque, si tratta pur sempre di lingue romanze. Una delle più popolari è quella spagnola: diversamente da ciò che si potrebbe immaginare, il Cerezo Ōsaka non trae ispirazione dall’ex calciatore di Roma e Sampdoria bensì dall’omonima parola che indica il ciliegio, simbolo della città. Animali protagonisti con l’Avispa (vespa) Fukuoka e l’Omiya Ardija (scoiattolo).

Meno presente, invece, il francese: da segnalare la neopromossa Ventforet Kōfu, connubio dei termini “vent” e “forêt” utilizzato per rendere omaggio ad un grido di battaglia di FuuRinKaZan.

Spazio addirittura al sanscrito con il Kyōto Sanga: quest’ultima è una parola con cui vengono designate le diverse congreghe all’interno della religione buddhista, fortemente radicata proprio nell'antica capitale.

Ma ciò che sorprende maggiormente è la presenza capillare di nomi italiani, come suggeriscono Fagiano Okayama, Gamba Ōsaka e Montedio Yamagata. Alcuni suonano bizzarri, vedi Giravanz - strana unione di “girasole” con “avanzare” (sic) - Kitakyushu e Roasso - “rosso” e “asso” - Kumamoto, che ha per simbolo un cavallo rampante, chiara allusione alla Ferrari.

Clamoroso, infine, il caso del Kawasaki Frontale: per noi italiani sarebbe più facile ricondurlo all’immagine di un incidente in moto, anziché al nome di una squadra calcistica...

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