sabato 2 febbraio 2013

Un Super Bowl made in Viareggio


Se potesse, non esiterebbe ad avviare il proprio computer e gustarsi la diretta del primo corso mascherato di Carnevale attraverso internet.

Invece Jonathan Bertuccelli, artista di origini viareggine trapiantato a New Orleans, dovrà accontentarsi, nella migliore delle ipotesi, di qualche differita: mentre sui viali a mare si farà festa, lui sarà al Superdome di New Orleans per limare gli ultimi dettagli delle scenografie che ha realizzato per il Super Bowl.

Sì, la finalissima del campionato di football americano, l'evento sportivo più seguito in America con oltre 160 milioni di telespettatori.

Bertuccelli, che parla perfettamente italiano, ha avuto di che sbizzarrirsi per l'attesa sfida tra i Baltimore Ravens e i San Francisco 49ers: suo l'allestimento del bar dello stadio situato al piano terra, con le scenografie che richiamano i carri del Mardi Gras, il Carnevale di New Orleans; sue le caricature di Artie Lange e Dan Patrick, due popolari conduttori radiofonici che racconteranno le emozioni del quarantasettesimo Super Bowl; suoi i quattro mascheroni raffiguranti giocatori di football americano che verranno portati lungo il campo da gioco come se fossero delle mascherate di gruppo.

Il filo rosso che lega la città della Louisiana alla Versilia è presto svelato: tutte queste opere sono state costruite in cartapesta, come la tradizione viareggina esige. L'emozione è alle stelle: Appena metti piede in campo e senti il boato del pubblico ti arriva una carica di energia incredibile e questo avviene in qualsiasi Super Bowl. Anche stavolta sarà un'esperienza sensazionale.

Bertuccelli, infatti, non è nuovo al mondo del football americano: già nel 1990 lui e il padre Raoul, un promettente mascheratista viareggino emigrato prima in Colombia e poi negli Stati Uniti in cerca di fortuna, furono contattati per il Super Bowl che, allora come oggi, si disputava nell'avveniristico stadio di New Orleans.


Il segno più tangibile della maestria della famiglia Bertuccelli fu un grande busto della Statua della Libertà alto dieci metri, con tanto di stelle e strisce, che fece la sua comparsa al momento dell'esecuzione dell'inno nazionale cantato da Aaron Neville. Quello spettacolo fu un'americanata – racconta Bertuccelli, che evidentemente non rinnega le proprie origini salmastrose – ma in salsa viareggina, dal momento che il busto era di cartapesta. Bertuccelli è stato poi coinvolto nella realizzazione delle scenografie per il Super Bowl del 1996, pure quello andato in scena a New Orleans ("Ricordo i giorni delle prove generali: il cantante James Brown mi passò a fianco mentre ero sul campo da gioco"), e venne chiamato una terza volta per andare a Miami.

Domenica tutta l'America terrà il fiato sospeso davanti alla televisione, mentre a New Orleans impazzerà comunque il Carnevale, dove la famiglia Bertuccelli ha esportato l'arte della cartapesta da oltre trenta anni.

Jonathan, diversamente da molti altri concittadini, avrà però un terzo pensiero per la testa: con la mente, e soprattutto con il cuore, sarà a Viareggio, dove ha ancora alcuni parenti e dove fa ritorno ogni volta che gli è possibile. Non a caso, si vanta di aver coniato in Louisiana l'esclamazione "Of the pussy", improbabile traduzione alla lettera in inglese di "Delafia". Un vero e proprio atto d'amore verso Viareggio che i viareggini stessi, spesso fin troppo severi nei confronti della loro città, dovrebbero apprezzare ed emulare.

(articolo pubblicato su "Il Tirreno di Viareggio" del 2 febbraio 2013)

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