mercoledì 15 luglio 2009

Storia dei Mondiali di nuoto - 11


Dall'Europa al Nord America, che ancora non ha avuto l'onore di ospitare la rassegna: due anni dopo Barcellona, nel 2005, i Mondiali di nuoto approdano a Montréal, in Canada. Rispetto all'edizione precedente, il numero di atleti partecipanti precipita vertiginosamente: dai 2.015 della Catalogna si passa ai 1.784 nel Québec. La manifestazione si svolge dal 16 al 31 luglio sull'isola di Saint Helen nel parco intitolato a Jean Drapeau, il sindaco che nel 1976 portò i Giochi olimpici in città. Al pari di Fukuoka e Barcellona, anche quella di Montréal sarà un'edizione costellata da vecchie conoscenze e nuovi volti delle discipline acquatiche.

Il nuoto, con Montréal, perde uno dei suoi più grandi esponenti degli ultimi anni: al termine dei Giochi di Atene, Ian Thorpe decide di non partecipare alle gare in Canada e di dedicarsi all'attività di uomo-immagine. Tre anni dopo - siamo nel novembre 2007 - ripetuti guai fisici lo costringono ad annunciare il clamoroso ritiro, in un momento in cui circolano in maniera sempre più insistente rumors circa un suo ricorso a sostanze dopanti, finora mai provato. Il suo momentaneo abbandono suona quasi come un sospiro di sollievo per Grant Hackett, adesso senza rivali nella media distanza: solo il russo Prilukov e lo statunitense Jansen tentano (invano) di contrastare la sua supremazia nei 400, 800 e 1500 stile libero. Un'altra definitiva uscita di scena - ma questa volta ampiamente attesa - che lascia un vuoto incolmabile è quella dello "zar" Popov: nei 50 stile libero il sudafricano Ronald Schoeman regala uno storico oro al Continente Nero (scena che si ripete anche nei 50 farfalla), mentre nei 100 stile il mondo assiste alla splendida vittoria di Filippo Magnini, che nuota con il secondo tempo più veloce di sempre nella distanza. Marchigiano di Pesaro, Magnini (nella foto a destra) è sconosciuto al grande pubblico internazionale fino a quando, agli Europei di Madrid 2004, non sconfigge van den Hoogenband nei 100 stile libero: l'oro di Montréal lo lancia di diritto nel gotha mondiale della disciplina. Gli Usa si confermano frattanto padroni delle piscine: Aaron Peirsol si aggiudica i 100 e 200 dorso (nei 50 si registra invece la storica prima volta della Grecia con il ventenne Aristeidis Gregoriadis), mentre Brendan Hansen fa altrettanto nelle medesime distanze riservate alla rana. E poi c'è la tripletta nelle staffette.
Dopo la doppietta di Schoeman, anche in campo femminile l'Africa festeggia due memorabili medaglie d'oro: sono quelle conquistate da Kirsty Coventry, bionda nuotatrice dello Zimbabwe, nei 100 e 200 dorso. Australia e Stati Uniti continuano ad essere le nazionali da battere: le prime schierano Leisel Jones (oro nei 100 e 200 rana), Lisbeth "Libby" Lenton (oro nei 50 stile libero e argento nei 100 farfalla) e Jessica Schipper (prima nei 100 farfalla e seconda nei 200), che poi contribuiscono all'oro della squadra aussie nella staffetta 4 x 100 misti; le seconde si affidano alla "solita" Nathalie Coughlin, a Katie Hoff, regina dei misti (sia nei 200 che nei 400 metri precede la Coventry) e a Katie Ziegler, senza rivali negli 800 e nei 1500 stile libero. Nei 200 stile libero, poi, arriva un altro argento per l'astro nascente del nuoto azzurro Federica Pellegrini: ma se il secondo posto ai Giochi di Atene era stato inatteso e, per questo, accolto con giubilo, la diciassettenne veneta versa lacrime amare a Montréal, come se la mancata vittoria equivalesse ad una sconfitta. A fine manifestazione sono ben nove i record mondiali ritoccati.

Anche nel nuoto di fondo l'Italia conquista qualche medaglia: Simone Ercoli è bronzo nella 5 km vinta dal tedesco Lurz ai danni dello statunitense Peterson (i due invertono curiosamente la propria posizione nella 10 km), mentre Federica Vitale conquista l'argento nella 10 km e Laura La Piana chiude al terzo posto nella 25 km. Entrambe le gare sono vinte da colei che, ormai, si è scrollata di dosso l'etichetta di eterna seconda: l'olandese Edith van Dijk (nella foto a sinistra). A dicembre dello stesso anno annuncia il ritiro, salvo poi decidere di rimettersi in gioco in vista dei Giochi di Pechino, i primi che contemplano il nuoto di fondo nel programma ufficiale della manifestazione.
Le gerarchie stabilite a Barcellona nel sincronizzato restano immutate anche in Canada, tra i paesi con maggior tradizione nella disciplina: la francese Dedieu è nuovamente oro nella prova individuale, la Russia si conferma in quella a coppie ed in quella a squadre. Piccoli passi in avanti per la Spagna: Gemma Mengual è bronzo nella specialità individuale ed argento in coppia con Paola Tirados, nella prova a squadre le iberiche salgono sul gradino più basso del podio immediatamente dietro Russia e Giappone.

Nei tuffi, come era fin troppo facile prevedere alla vigilia, la copertina è tutta per Alexandre Despatie (nella foto a destra), nativo proprio di Montréal. Il prodigioso ventenne, galvanizzato dal caloroso tifo del pubblico locale, entra doppiamente nella storia: nel trampolino da 3 metri abbatte di prepotenza il muro degli 800 punti (basti pensare che il suo peggior tuffo viene valutato con un punteggio medio di 8.5) e fa segnare un nuovo, pazzesco record. Con la conquista dell'oro nel trampolino da 1 metro e da 3 metri, poi, Despatie diviene anche il primo atleta nella storia ad affermarsi in tutte le tre diverse specialità dei tuffi (trampolini e piattaforma). A conferma del trend delle ultime edizioni, la Cina conquista dodici medaglie, di cui cinque del metallo più prestigioso: Wang Feng, Guo Jingjing e Wu Minxia e Jia Tong continuano ad essere i nomi più gettonati. Nel tuffo sincronizzato dalla piattaforma, poi, un chiaro esempio dell'adagio "Buon sangue non mente": Gleb Gal'perin vince l'oro in coppia con Dmitrij Dobroskok, fratello minore di Aleksandr. Da segnalare nel trampolino da 3 metri il bronzo dell'azzura Tania Cagnotto, figlia di Giorgio che è anche suo allenatore: la tuffatrice altoatesina giunge dietro le inarrivabili Jingjing e Minxia.

Nel torneo della pallanuoto maschile si riparte con gli ungheresi campioni mondiali in carica e freschi vincitori del secondo oro consecutivo ai Giochi olimpici: la nazionale di Kemény domina nel proprio girone, al pari di Serbia e Russia e della sorprendente Grecia. Il Settebello invece, passato nel frattempo sotto la guida di Pierluigi Formiconi, annaspa subito ma poi dà segnali di ripresa battendo il modesto Sud Africa e poi gli Usa: ai quarti, però, gli azzurri si arrendono per 13-9 alla Grecia allenata da Alessandro Campagna, che un anno prima ad Atene aveva già estromesso gli azzurri dalle semifinali. Chiuderanno con un anonimo ottavo posto. In finale, un anno dopo Atene, si ritrovano contro Ungheria e Serbia-Montenegro: questa volta, però, fa festa il settebello slavo. Nella squadra allenata da Petar Porobić figurano numerosi giocatori che sono, e saranno, protagonisti nel campionato italiano: è il caso dell'universale Vujasinović, del roccioso difensore Savić, del cannoniere Šapić, del centroboa Zloković. Al terzo posto chiude la Grecia, che raccoglie così il suo miglior risultato di sempre in una competizione ufficiale.
Se gli azzurri sono oramai in fase crepuscolare, il Setterosa arriva a Montréal godendo dei favori del pronostico: in panchina, al posto di Formiconi, siede adesso Nando Pesci. Ma l'esordio non è certo di quelli memorabili: l'Italia viene sconfitta 8-7 dal Canada padrone di casa. La squadra, tuttavia, si riprende e approda ai quarti: qui, però, viene sconfitta dalla Russia e compromette così la possibilità di conquistare una medaglia. Nella finalissima l'Ungheria scalza gli Usa dal trono mondiale, al terzo posto si piazza il Canada.

Fonti:
http://en.wikipedia.org/
http://it.wikipedia.org/
HistoFINA - Vol. VIII
L'Enciclopedia delle Olimpiadi - ed. La Gazzetta dello Sport (vol. I-II)

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