I Mondiali di nuoto entrano nel nuovo millennio e la FINA, questa volta, pare seriamente intenzionata a dare alla manifestazione una struttura da mantenere inalterata nel tempo: sarà infatti a partire dalla nona edizione, disputatasi nel 2001 in Giappone, a Fukuoka, che i Mondiali si svolgeranno ad intervalli regolari (e negli anni dispari). Una sorta di ritorno alle origini: tra un'edizione e la successiva passeranno due anni, così come per i Mondiali in vasca corta (in programma, invece, negli anni pari). Le stelle del nuoto approdano così in Estremo Oriente per la prima volta: l'Asia diventa il quarto continente ad ospitare la rassegna iridata. A Fukuoka si danno appuntamento dal 16 al 29 luglio 1.498 atleti, provenienti da 134 federazioni nazionali diverse: i numeri testimoniano la crescita dei Mondiali di nuoto.
L'edizione nipponica consegna agli archivi un evento storico: l'Australia batte gli Usa 13-9 nel computo delle vittorie nel nuoto, anche se gli americani risulteranno essere ancora una volta la spedizione con più medaglie al collo (26). Colui che a Perth era solo un ragazzino, a Fukuoka diventa già uno dei principali fuoriclasse della disciplina, grazie anche ai successi ottenuti l'anno prima ai Giochi di Sydney, sua città natale: Ian Thorpe non è più una semplice rivelazione delle piscine. No. Adesso è "Thorpedo", il nuotatore che per lunghi tratti della gara illude gli avversari e all'ultima virata cambia passo, facendo il vuoto alle sue spalle. Thorpe conquista ben sei medaglie, tutte d'oro (foto a destra): tre arrivano dalle staffette, altrettante dalle gare individuali (200, 400 ed 800 - nuova distanza introdotta ai Mondiali - stile libero), a cui vanno aggiunti i quattro primati mondiali ritoccati. Il re della medio-lunga distanza è lui: il connazionale Grant Hackett può ringraziare il cielo che "Thorpedo" non partecipi pure ai 1500 metri, forse anche in quel caso dovrebbe accontentarsi dell'argento. Gli Stati Uniti rispondono aggiudicandosi i 50 ed i 100 stile libero con Anthony Ervin, i 200 dorso con Aaron Peirsol ed i 200 rana con Brendan Hansen. Il nome da annotare sull'agenda, tuttavia, è quello del vincitore dei 200 farfalla: lui è chiamato il Kid di Baltimora, perché ha appena sedici anni, eppure in acqua si destreggia come un veterano. Il suo nome è Michael Phelps.
L'edizione nipponica consegna agli archivi un evento storico: l'Australia batte gli Usa 13-9 nel computo delle vittorie nel nuoto, anche se gli americani risulteranno essere ancora una volta la spedizione con più medaglie al collo (26). Colui che a Perth era solo un ragazzino, a Fukuoka diventa già uno dei principali fuoriclasse della disciplina, grazie anche ai successi ottenuti l'anno prima ai Giochi di Sydney, sua città natale: Ian Thorpe non è più una semplice rivelazione delle piscine. No. Adesso è "Thorpedo", il nuotatore che per lunghi tratti della gara illude gli avversari e all'ultima virata cambia passo, facendo il vuoto alle sue spalle. Thorpe conquista ben sei medaglie, tutte d'oro (foto a destra): tre arrivano dalle staffette, altrettante dalle gare individuali (200, 400 ed 800 - nuova distanza introdotta ai Mondiali - stile libero), a cui vanno aggiunti i quattro primati mondiali ritoccati. Il re della medio-lunga distanza è lui: il connazionale Grant Hackett può ringraziare il cielo che "Thorpedo" non partecipi pure ai 1500 metri, forse anche in quel caso dovrebbe accontentarsi dell'argento. Gli Stati Uniti rispondono aggiudicandosi i 50 ed i 100 stile libero con Anthony Ervin, i 200 dorso con Aaron Peirsol ed i 200 rana con Brendan Hansen. Il nome da annotare sull'agenda, tuttavia, è quello del vincitore dei 200 farfalla: lui è chiamato il Kid di Baltimora, perché ha appena sedici anni, eppure in acqua si destreggia come un veterano. Il suo nome è Michael Phelps.
Dopo le magnifiche imprese ai Giochi di Sydney, l'Italia inizia a reclamare un posto al tavolo delle grandi potenze mondiali del nuoto: due ori arrivano dai misti, con Massimiliano Rosolino che si aggiudica i 200 metri ed Alessio Boggiatto che primeggia nei 400. Ci sono pure il bronzo di Emiliano Brembilla (400 stile, dietro agli irraggiungibili Thorpe e Hackett), i due argenti di Domenico Fioravanti nella rana (a Sydney erano stati due splendidi - e storici - ori) e quello della staffetta 4 x 200 stile.
I podi delle competizioni femminili sembrano piuttosto gli scranni del palazzo delle Nazioni Unite: sono rappresentati svariati paesi, quasi tutti i continenti. La principale protagonista è l'olandese Inge de Bruijn, oro nei 50 e 100 stile libero e nei 50 farfalla: nella lunga distanza (800 e 1500 stile libero) la regina è la tedesca Hannah Stockbauer, mentre la cinese Luo Xuejuan sfiora la tripletta nelle specialità della rana (è oro nei 50 e 100, ma solamente bronzo nei 200). Un'impresa che, invece, riesce a centrare l'australiana Petria Thomas grazie al primo posto nei 100 e 200 farfalla e nella staffetta 4 x 100 misti. In evidenza anche l'ucraina Yana Klochkova, particolarmente fortunata con il numero 400 (sia nello stile libero che nei misti è lei la vincitrice), e la statunitense Natalie Coughlin.
Una nuova specialità va ad arricchire il programma del nuoto di fondo: sia in campo maschile, sia in campo femminile viene introdotta la 10 kilometri. Ed in terra nipponica l'Italia fa la parte del leone con ben cinque medaglie: tra queste spiccano i due scintillanti ori di Viola Valli nella 5 km e nella 25 km femminili e quello di Luca Baldini nella 5 km, dove Marco Formentini raccoglie il bronzo al pari di Fabio Venturini nella 10 km. La olandese van Dijk sembra invece avere ancora un conto in sospeso con la Dea Bendata: così come a Perth, anche in Estremo Oriente raccoglie un argento ed un bronzo, ma di medaglie d'oro nemmeno l'ombra.
Nel nuoto sincronizzato arriva, dopo numerosi piazzamenti sul podio nel corso delle varie rassegne, il primo successo del Giappone. Ed arriva proprio nell'anno dell'edizione casalinga: Miya Tachibana e Miho Takeda (nella foto a sinistra) mandano in visibilio il pubblico di casa conquistando l'oro nella prova a coppie (la Tachibana rimedia pure un bronzo nella gara individuale). La Russia si conferma la nazione da battere nelle altre due specialità, con una piccola curiosità: Olga Brusnikina, oro nella prova individuale, non figura nella squadra che si piazza sul gradino più alto del podio.
Vuoi per la vicinanza geografica, vuoi per i (discutibili) metodi di allenamento sin dalla tenera età, vuoi per un semplice ricambio generazionale: il dato inoppugnabile è che la Cina è la nuova potenza mondiale dei tuffi. Che siano le gare individuali oppure i tuffi sincronizzati, a salire sulla vetta del podio sono quasi sempre atleti con occhi a mandorla: nel trampolino da 3 metri femminile vince Guo Jingjing, destinata al trionfo iridato ai Giochi di Atene e Pechino, nella piattaforma maschile Tian Liang è l'asso pigliatutto. Sono peraltro proprio loro due i tuffatori più celebri in patria, tanto che sono conosciuti con il nome di "Liang Jingjing": in cinese è una parola sinonimo di "frizzante". Le uniche vittorie non cinesi sono della canadese Blythe Hartley nel trampolino da 1 metro e del "solito" Sautin nel trampolino da 3 metri.
Il torneo maschile della pallanuoto smentisce immediatamente uno dei timori della vigilia: riuscirà la Spagna a confermarsi al vertice nonostante il ritiro di Estiarte, il più grande giocatore di tutti i tempi? Nel primo turno gli iberici viaggiano a vele spiegate, assieme ad Italia, Russia, Ungheria e Yugoslavia: i magiari, tuttavia, pagano dazio nel turno successivo ed abbandonano clamorosamente la zona medaglie dopo essere arrivati in Giappone in qualità di campioni olimpici in carica. Nelle semifinali la Spagna supera l'Italia (4-2) con il centroboa di origini cubane Iván Pérez in grande evidenza, mentre la Yugoslavia supera a fatica la Russia (9-8): in finale gli iberici si impongono con il medesimo risultato delle semifinali e si laureano campioni del mondo per la seconda volta consecutiva. Niente bronzo, invece, per il Settebello, sconfitto anche nella finale di consolazione.
L'Italia della pallanuoto si consola, comunque, con il Setterosa: le azzurre di coach Formiconi si presentano con voglia di rivalsa dopo l'esclusione dai Giochi di Sydney: alle squadre europee sono riservati pochi posti, una scelta dettata da motivi geopolitici che non tengono conto del reale spessore tecnico delle varie nazionali. Il percorso del Setterosa non è privo di cadute, ma la squadra approda comunque ai quarti: dopo aver rifilato un 4-1 all'Australia, le azzurre staccano il biglietto per la finale battendo gli Usa (8-6). Tra il Setterosa ed il secondo oro consecutivo c'è l'Ungheria, che ben presto alza bandiera bianca: già dopo il primo parziale (3-0) la vittoria è in mano all'Italia. La Spagna in campo maschile, l'Italia in quello femminile (foto a destra): Fukuoka conferma così le stesse gerarchie di Perth. Rispetto al trionfo australiano non ci sono più Di Giacinto, Gay, Lariucci e Virzì: al loro posto subentrano Silvia Bosurgi, la promettente Tania Di Mario, Paola Sabbatini e Gabriella Sciolti. E la storia continua...
Fonti:
http://en.wikipedia.org/
http://it.wikipedia.org/
HistoFINA - Vol. VIII
L'Enciclopedia delle Olimpiadi - ed. La Gazzetta dello Sport (vol. I-II)
I podi delle competizioni femminili sembrano piuttosto gli scranni del palazzo delle Nazioni Unite: sono rappresentati svariati paesi, quasi tutti i continenti. La principale protagonista è l'olandese Inge de Bruijn, oro nei 50 e 100 stile libero e nei 50 farfalla: nella lunga distanza (800 e 1500 stile libero) la regina è la tedesca Hannah Stockbauer, mentre la cinese Luo Xuejuan sfiora la tripletta nelle specialità della rana (è oro nei 50 e 100, ma solamente bronzo nei 200). Un'impresa che, invece, riesce a centrare l'australiana Petria Thomas grazie al primo posto nei 100 e 200 farfalla e nella staffetta 4 x 100 misti. In evidenza anche l'ucraina Yana Klochkova, particolarmente fortunata con il numero 400 (sia nello stile libero che nei misti è lei la vincitrice), e la statunitense Natalie Coughlin.
Una nuova specialità va ad arricchire il programma del nuoto di fondo: sia in campo maschile, sia in campo femminile viene introdotta la 10 kilometri. Ed in terra nipponica l'Italia fa la parte del leone con ben cinque medaglie: tra queste spiccano i due scintillanti ori di Viola Valli nella 5 km e nella 25 km femminili e quello di Luca Baldini nella 5 km, dove Marco Formentini raccoglie il bronzo al pari di Fabio Venturini nella 10 km. La olandese van Dijk sembra invece avere ancora un conto in sospeso con la Dea Bendata: così come a Perth, anche in Estremo Oriente raccoglie un argento ed un bronzo, ma di medaglie d'oro nemmeno l'ombra.
Nel nuoto sincronizzato arriva, dopo numerosi piazzamenti sul podio nel corso delle varie rassegne, il primo successo del Giappone. Ed arriva proprio nell'anno dell'edizione casalinga: Miya Tachibana e Miho Takeda (nella foto a sinistra) mandano in visibilio il pubblico di casa conquistando l'oro nella prova a coppie (la Tachibana rimedia pure un bronzo nella gara individuale). La Russia si conferma la nazione da battere nelle altre due specialità, con una piccola curiosità: Olga Brusnikina, oro nella prova individuale, non figura nella squadra che si piazza sul gradino più alto del podio.
Vuoi per la vicinanza geografica, vuoi per i (discutibili) metodi di allenamento sin dalla tenera età, vuoi per un semplice ricambio generazionale: il dato inoppugnabile è che la Cina è la nuova potenza mondiale dei tuffi. Che siano le gare individuali oppure i tuffi sincronizzati, a salire sulla vetta del podio sono quasi sempre atleti con occhi a mandorla: nel trampolino da 3 metri femminile vince Guo Jingjing, destinata al trionfo iridato ai Giochi di Atene e Pechino, nella piattaforma maschile Tian Liang è l'asso pigliatutto. Sono peraltro proprio loro due i tuffatori più celebri in patria, tanto che sono conosciuti con il nome di "Liang Jingjing": in cinese è una parola sinonimo di "frizzante". Le uniche vittorie non cinesi sono della canadese Blythe Hartley nel trampolino da 1 metro e del "solito" Sautin nel trampolino da 3 metri.
Il torneo maschile della pallanuoto smentisce immediatamente uno dei timori della vigilia: riuscirà la Spagna a confermarsi al vertice nonostante il ritiro di Estiarte, il più grande giocatore di tutti i tempi? Nel primo turno gli iberici viaggiano a vele spiegate, assieme ad Italia, Russia, Ungheria e Yugoslavia: i magiari, tuttavia, pagano dazio nel turno successivo ed abbandonano clamorosamente la zona medaglie dopo essere arrivati in Giappone in qualità di campioni olimpici in carica. Nelle semifinali la Spagna supera l'Italia (4-2) con il centroboa di origini cubane Iván Pérez in grande evidenza, mentre la Yugoslavia supera a fatica la Russia (9-8): in finale gli iberici si impongono con il medesimo risultato delle semifinali e si laureano campioni del mondo per la seconda volta consecutiva. Niente bronzo, invece, per il Settebello, sconfitto anche nella finale di consolazione.
L'Italia della pallanuoto si consola, comunque, con il Setterosa: le azzurre di coach Formiconi si presentano con voglia di rivalsa dopo l'esclusione dai Giochi di Sydney: alle squadre europee sono riservati pochi posti, una scelta dettata da motivi geopolitici che non tengono conto del reale spessore tecnico delle varie nazionali. Il percorso del Setterosa non è privo di cadute, ma la squadra approda comunque ai quarti: dopo aver rifilato un 4-1 all'Australia, le azzurre staccano il biglietto per la finale battendo gli Usa (8-6). Tra il Setterosa ed il secondo oro consecutivo c'è l'Ungheria, che ben presto alza bandiera bianca: già dopo il primo parziale (3-0) la vittoria è in mano all'Italia. La Spagna in campo maschile, l'Italia in quello femminile (foto a destra): Fukuoka conferma così le stesse gerarchie di Perth. Rispetto al trionfo australiano non ci sono più Di Giacinto, Gay, Lariucci e Virzì: al loro posto subentrano Silvia Bosurgi, la promettente Tania Di Mario, Paola Sabbatini e Gabriella Sciolti. E la storia continua...
Fonti:
http://en.wikipedia.org/
http://it.wikipedia.org/
HistoFINA - Vol. VIII
L'Enciclopedia delle Olimpiadi - ed. La Gazzetta dello Sport (vol. I-II)
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