venerdì 12 giugno 2009

La storia della Confederations Cup


Il quesito sorge spontaneo: come mai la nostra Nazionale di calcio è andata a giocare in Sud Africa? Ma non c'è il prossimo anno il Mondiale? 


Più in generale: cos'è questa Confederations' Cup, alla quale gli azzurri prendono parte per la prima volta? E perché si gioca proprio nell'estremità meridionale del Continente nero? Per quale motivo partecipano proprio quelle squadre? 

Domande che quasi sicuramente avranno fatto capolino nella mente dell'italiano calciofilo medio. E alle quali proverò a dare una risposta soddisfacente nelle prossime righe...



Nel calcio e, più in generale, nelle varie discipline sportive di squadra ricorre pedissequamente e ad ogni latitudine una competizione chiamata Supercoppa: solitamente è riservata alla squadra vincitrice dello scudetto di quel paese ed alla squadra che si è invece aggiudicata la coppa nazionale. 

Varcando per un momento i confini dei singoli stati, il canovaccio resta sempre il medesimo: così accade per la Supercoppa Europea, che da qualche anno si disputa in un'unica finale senza andata e ritorno tra la detentrice della Champions' League e la vincitrice della Coppa UEFA (un tempo vi partecipava invece la squadra che alzava la ormai defunta Coppa delle Coppe). Il mio racconto parte tuttavia con un difetto di fondo: non considera minimamente l'idea che possa esistere una Supercoppa riservata non ai club, bensì alle nazionali. Già, esiste?

Un primo tentativo viene fatto nel 1980: per celebrare il cinquantesimo anniversario della prima Coppa del Mondo per nazioni, la FIFA partorisce l'idea del Mundialito, altrimenti noto come Copa de Oro de Campiones Mundiales


Sono invitati a partecipare tutti i paesi che, fino a quel momento, hanno vinto almeno una volta la prestigiosa coppa: Uruguay, Italia, Germania Ovest, Brasile, Argentina e Olanda - semplice finalista nelle edizioni 1974 e 1978 -, con i tulipani che prendono il posto della rinunciataria Inghilterra. Esattamente come dieci lustri prima, il torneo ha luogo in Uruguay, dal 30 dicembre al 10 gennaio. L'Italia - che annovera numerosi giocatori della spedizione poi vittoriosa due anni dopo in Spagna - esce mestamente al primo turno, perdendo 2-0 con i padroni di casa e pareggiando (1-1) con l'Olanda. 

Nella finalissima giocata al "Centenario" di Montevideo hanno la meglio gli uruguayani nei confronti del Brasile: al gol di Barrios per la Celeste risponde quello di Sócrates, a dieci minuti dal termine Victorino (capocannoniere della rassegna) regala il successo alla squadra locale. Tanto per non farsi mancare l'inevitabile dose di corsi e ricorsi storici di vichiana memoria, la partita si conclude con il medesimo risultato della celebre sfida dei Mondiali del 1950: tra gli eroi del "Maracaná" vi era pure Roque Máspoli, alla guida dell'Uruguay in questa bizzarra competizione.

Altra curiosità: il torneo è trasmesso in Italia da una tv privata, sfruttando l'uso del satellite della RAI (nonostante il parere contrario da parte di alcuni ministri del governo Forlani), anche se è possibile seguirlo in diretta soltanto nel territorio lombardo. La tv si chiama Canale 5 ed il suo proprietario è tal Silvio Berlusconi...

Il Mundialito, tuttavia, non brilla per longevità: l'edizione pilota di Montevideo non ha infatti alcun seguito. Nel 1985, però, si fa strada una nuova competizione non molto dissimile, il Trofeo Artemio Franchi, misera scimmiottatura della ben più celebre Coppa Intercontinentale per club: si affrontano la vincitrice degli Europei e quella della Copa América. In quella circostanza la Francia si sbarazza dell'Uruguay per 2-0, nella finale a gara unica giocata al "Parco dei Principi" di Parigi. 

La seconda - ed ultima - edizione si svolge addirittura otto anni dopo: è il 1993 quando Mar de la Plata ospita lo scontro tra l'Argentina padrona di casa e la sorprendente Danimarca, trionfatrice ad Euro 92 a dispetto del ripescaggio in extremis in luogo della Yugoslavia. Questa volta è la nazione sudamericana ad imporsi, seppur ai rigori.

Frattanto, un anno prima l'Arabia Saudita aveva fatto da teatro per il torneo che ha successivamente dato vita all'attuale Confederations' Cup: si chiamava Coppa Re Fahd, dal nome del monarca e primo ministro saudita che aveva ideato la competizione. Fu un'edizione ad invito, concentrata in cinque giorni allo stadio della capitale Riyad: in finale l'Argentina superò agevolemente la nazionale araba, nello spareggio per il gradino più basso del podio gli USA ebbero la meglio sulla Costa d'Avorio. 

La coppa viene nuovamente assegnata nel 1995 e nel 1997, ancora nel cuore del deserto: la manifestazione inizia a consolidarsi progressivamente nella formula, abbracciando anche gli altri continenti (esordio vincente per l'Europa, con la Danimarca a segno nella seconda edizione) e a partire dal 1997 diventa ufficialmente riconosciuta dalla FIFA, che ne rileva l'organizzazione. A questo punto la si può ritenere a tutti gli effetti una Supercoppa per nazionali di calcio: vi partecipano, infatti, le squadre vincitrici delle competizioni continentali che fanno capo alle varie confederazioni calcistiche - AFC, CAF, CONMEBOL, CONCACAF, OFC e UEFA -, assieme alla nazionale campione del mondo e a quella del paese ospitante.

Fino a quattro anni fa ha avuto cadenza biennale e, a partire dal 2001, è divenuta un aperitivo dei Mondiali in calendario per l'anno seguente: non a caso è stata disputata in Giappone e Corea del Sud (2001), Germania (2005), a partire da domenica si giocherà in Sud Africa e tra quattro anni sarà ospitata in Brasile. 

Un'edizione su tutte è stata tristemente consegnata agli archivi ed è quella disputatasi in Francia sei anni fa: si gioca la semifinale tra Colombia e Camerun e alla mezzora della ripresa il giocatore africano Marc Vivien Foe si accascia al suolo. Morirà un'ora dopo, durante la disperata corsa all'ospedale. 

Questo l'albo d'oro della Confederations Cup:

1992 - Argentina
1995 - Danimarca
1997 - Brasile
1999 - Messico
2001 - Francia
2003 - Francia
2005 - Brasile


Fonti:
http://en.wikipedia.org/
http://it.wikipedia.org/
http://www.rsssf.com/

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