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Adua, El Alamein, Algeri... i manuali di storia raccontano di battaglie che hanno avuto l'Africa come scenario. Battaglie che hanno fornito spunti di riflessioni per adattamenti cinematografici, che hanno deciso le sorti di governi nazionali - l'esecutivo di Francesco Crispi cadde proprio in seguito alla sconfitta nel territorio etiope, una sorta di disfatta per antonomasia prima che si verificasse Caporetto - o addirittura di conflitti bellici, come nel caso di El Alamein, scontro cruciale della Seconda Guerra Mondiale.
Oggi verrà aggiunto un nuovo capitolo sui libri di storia: la battaglia di Khartoum. La capitale del Sudan è stata designata quale teatro dello spareggio tra Egitto ed Algeria per la qualificazione ai prossimi Mondiali di calcio in Sud Africa.
Giornalismo sportivo e lessico militare, spesso, incrociano le proprie strade: si è soliti udire o leggere di "bombe da tre punti", di "missili terra-aria" che si infilano sotto la traversa, di maldestri attaccanti che "sparano" addosso al portiere avversario, intento a "proteggere il suo fortino".
Si narra, inoltre, che l'usanza del tutto calcistica della fascia indossata dal capitano sia stata mutuata proprio dal mondo militare: pare che l'ispiratore sia stato un generale inglese impegnato sul fronte durante la Prima Guerra Mondiale. E, in un celebre saggio, lo scrittore George Orwell arrivò ad asserire che lo sport altro non è se un'imitazione della guerra.
Nel caso di Egitto-Algeria le due strade si sono, ancora una volta, incontrate...