venerdì 12 agosto 2016

Pallanuoto e Olimpiadi: Oscar Charles


Ci fu Oskar Schindler, imprenditore tedesco che riuscì a sottrarre più di mille ebrei alla barbarie della Shoah, e poi ci fu un altro Oscar - anzi Oszkár, cognome Csuvik -, pallanotista ungherese che diede asilo a una famiglia di persone con la stella di David cucita sul petto.

Ma uno, cento o mille non fa differenza, a ben pensarci: è il gesto che conta. E aver risparmiato a degli esseri umani una morte pressoché certa fu certamente la medaglia più preziosa messa al collo da quest’ungherese nato Oszkár Csuvik e morto Oscar Charles.

Cresciuto nella Budapest degli anni Venti in una famiglia cattolica, in tenera età è un ragazzo magrolino e minuto: la sorella maggiore Ilona lo iscrive ad alcune sessioni di atletica leggera per fargli metter su un po’ di muscoli. Ma Ilona è ancor più influente successivamente quando sposa Sándor Tarics, campione olimpico di pallanuoto a Berlino: è lui a indirizzare il giovanissimo cognato verso le piscine.

Intanto, a Budapest, l’aria inizia a farsi pesante: Oszkár perde il padre Ferenc, ucciso prima dello scoppio della guerra dai nazisti. I seguaci di Hitler fanno strage di civili e gettano i corpi nel Danubio: ormai diventato un ottimo nuotatore, Oszkár si tuffa nel fiume nel tentativo di salvare chi è ancora in vita e di recuperare i cadaveri per restituirli ai famigliari. Soprattutto, assieme alla madre Emelia, tiene ben nascosta nel proprio appartamento una famiglia di ebrei salvandola dalla deportazione nei lager.

Terminato il conflitto, Csuvik continua a giocare a pallanuoto e s’iscrive all’università, dove frequenta la facoltà di giurisprudenza. Nel 1948 partecipa con la nazionale ai Giochi di Londra, i primi del dopoguerra: i magiari escono sconfitti per 4-3 contro il Settebello all’Empire Pool di Wembley, a un tiro di schioppo dal monumentale stadio di calcio, al termine di una delle gare più appassionanti dell’intero torneo. Nel girone per l’assegnazione delle medaglie Csuvik va a segno sia nel 4-4 contro l’Olanda sia nel 3-0 inflitto al Belgio, due risultati che valgono l’argento. 

A differenza dei compagni di squadra, però, rimane a Londra: non gli va a genio che al potere siano saliti i comunisti e così diserta. Dopo un paio d’anni nel Regno Unito emigra addirittura in Australia: per timore che venga scovato decide di cambiare il proprio nome prima in Oscar Fleming e successivamente in Oscar Charles.

II suo amore per la pallanuoto non si affievolisce. Tutt’altro: nel 1952 è addirittura il commissario tecnico della nazionale australiana ai Giochi di Helsinki e quattro anni dopo a Melbourne si ritrova a commentare per la radio la celebre sfida tra Ungheria e Urss che arriva un mese dopo la rivolta antisovietica di Budapest sedata da Mosca con i carrarmati. Adesso che non c’è più ci pensa la nipote Chyna, considerata una giovane promessa della pallanuoto, a portare avanti la tradizione di famiglia.

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