Ci fu Oskar Schindler,
imprenditore tedesco che riuscì a sottrarre più di mille ebrei alla barbarie
della Shoah, e poi ci fu un altro Oscar - anzi Oszkár, cognome Csuvik -,
pallanotista ungherese che diede asilo a una famiglia di persone con la stella
di David cucita sul petto.
Ma uno, cento o mille non fa differenza, a ben pensarci: è il gesto che conta. E aver risparmiato a degli esseri umani una morte pressoché certa fu certamente la medaglia più preziosa messa al collo da quest’ungherese nato Oszkár Csuvik e morto Oscar Charles.
Ma uno, cento o mille non fa differenza, a ben pensarci: è il gesto che conta. E aver risparmiato a degli esseri umani una morte pressoché certa fu certamente la medaglia più preziosa messa al collo da quest’ungherese nato Oszkár Csuvik e morto Oscar Charles.
Intanto, a Budapest, l’aria inizia a farsi pesante: Oszkár perde il
padre Ferenc, ucciso prima dello scoppio della guerra dai nazisti. I seguaci di
Hitler fanno strage di civili e gettano i corpi nel Danubio: ormai diventato un
ottimo nuotatore, Oszkár si tuffa nel fiume nel tentativo di salvare chi è
ancora in vita e di recuperare i cadaveri per restituirli ai famigliari.
Soprattutto, assieme alla madre Emelia, tiene ben nascosta nel proprio
appartamento una famiglia di ebrei salvandola dalla deportazione nei lager.
Terminato il conflitto,
Csuvik continua a giocare a pallanuoto e s’iscrive all’università, dove
frequenta la facoltà di giurisprudenza. Nel 1948 partecipa con la nazionale ai
Giochi di Londra, i primi del dopoguerra: i magiari escono sconfitti per 4-3
contro il Settebello all’Empire Pool di Wembley, a un tiro di schioppo dal
monumentale stadio di calcio, al termine di una delle gare più appassionanti
dell’intero torneo. Nel girone per l’assegnazione delle medaglie Csuvik va a
segno sia nel 4-4 contro l’Olanda sia nel 3-0 inflitto al Belgio, due risultati
che valgono l’argento.
A differenza dei compagni di squadra, però, rimane a
Londra: non gli va a genio che al potere siano saliti i comunisti e così
diserta. Dopo un paio d’anni nel Regno Unito emigra addirittura in Australia:
per timore che venga scovato decide di cambiare il proprio nome prima in Oscar
Fleming e successivamente in Oscar Charles.
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