mercoledì 1 settembre 2021

C'era una volta in America: la partita più lunga



È passata agli annali come la partita più lunga di sempre nel calcio americano. E probabilmente quei 176 minuti tra Dallas Tornado e Rochester Lancers sono un primato in generale - c'è un precedente di quasi tre ore e mezzo di una sfida di terza divisione inglese, a dirla tutta, ma era il 1946 e si giocava a pallone con regole ancora rudimentali. Qui no: siamo, o meglio eravamo, negli anni Settanta e in quel pezzo di storia - tanto per non farsi mancare nulla - c'è pure un viareggino purosangue. 

Ma andiamo con ordine. Corre l'anno 1971 e la Nasl, la lega professionistica di calcio degli Stati Uniti, s'è allargata da sei ad appena otto squadre con una misera media spettatori che s'attesta un pelino sopra le quattromila unità. Il 1° settembre a Rochester, città dello stato di New York diventata tristemente famosa in questi giorni per la morte dell'afroamericano Daniel Prude durante un fermo della polizia, si giocano le semifinali del campionato. È qui che pochi mesi prima, a marzo, è atterrato il viareggino Adolfo Gori: nato mediano e finito terzino di spinta, ha deciso di chiudere col calcio professionistico dopo una carriera di tutto rispetto che gli ha fatto vincere scudetto e Coppa Italia con la Juventus. 

Il giocatore che negli annuari del calcio americano risulta "born in Via Reggio" (sic!) ha firmato per i Lancers campioni in carica: la squadra è ancora competitiva, tant'è che domina la Northern Division e il difensore viareggino - curiosamente storpiato in 'Adolpho' dalla stampa locale - è indiscusso protagonista della cavalcata verso i playoff. I Lancers se la vedono contro i Dallas Tornado che, per la semifinale d'andata, si presentano all'Aquinas Stadium di Rochester. 

Proprio quell'anno la Nasl, su pressione del co-proprietario dei Lancers Charlie Schiano, introduce i supplementari con golden gol al posto dei rigori come metodo per decretare il vincitore nelle partite dei playoff. Sembra una modifica da nulla. E invece il karma inferisce su Schiano anche se alle otto di sera di quel 1° settembre, quando l'arbitro John DiSalvatore mette il fischietto in bocca, gli 8.309 spettatori ancora non lo sanno. 

I Lancers passano in vantaggio poco con Manfred Seissler e tutto lascia presagire a una vittoria facile. I miracoli del portiere Kenny Cooper tengono però in vita i Tornado che nel finale pareggiano con Tony McLaughlin, bravissimo a scavalcare di testa la difesa guidata da Gori.Si va ai supplementari, che iniziano intorno alle dieci: due mini-tempi da quindici minuti l'uno, se non segna nessuno si va avanti a oltranza. Come ai rigori, che qui avrebbero fatto comodissimo. Due supplementari: niente. Altri due: niente. 

Le squadre sono ormai vicine a giocare due partite una di fila all'altra, il pubblico mormora dalla disperazione e sono trascorsi appena 176 minuti quando lo scricciolo brasiliano Carlos Metidieri, scartato in gioventù da Napoli e Como per la bassa statura, la butta finalmente dentro. Phil Woosnan, il commissioner del campionato, se lo perde perché si è appropinquato verso gli ufficiali di gara per ordinare loro di sospendere l'incontro dopo il sesto over time. 

Quasi tutti i giocatori crollano a terra esausti alla vista del pallone in fondo al sacco. L'orologio segna le 23.59: sembra una variante calcistica di Cenerentola. E invece era tutto clamorosamente vero.

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