giovedì 30 giugno 2011

Pro Recco di Serbia



La notizia, inutile negarlo, avrebbe del clamoroso: la Pro Recco potrebbe partecipare alla prossima edizione della Jadranska Liga, il torneo di pallanuoto che comprende squadre croate, montenegrine e slovene. 


Il settebello ligure, infatti, è stato - seppur non ufficialmente - invitato ad entrare nella Lega Adriatica: lo ha confermato l’allenatore Pino Porzio, il quale ha anche strizzato l’occhio ad un’eventuale partecipazione della sua squadra a questa competizione. 


domenica 12 giugno 2011

Romanzo laziale - 1



La stagione calcistica è definitivamente tramontata. Adesso c'è l'estate. Giorni di calura, giorni di vacanze, giorni, per presidenti e direttori sportivi, dedicati a grandi trattative per impreziosire le loro squadre, i loro gioielli. Trattative oscurate, tuttavia, dall'eclissi dell'ennesimo scandalo pallonaro all'italiana, quello del calcioscommesse. Come già verificatosi in passato, l'anticamera dell'estate porta con sé un invito alle urne: oggi e domani gli italiani sono chiamati ad esprimere la propria volontà sulla presenza di centrali nucleari nello Stivale, sulla privatizzazione dell'acqua, sulla legittimità - perdonate il gioco di parole - del legittimo impedimento. Per qualcuno questo referendum, in caso di raggiungimento del quorum, potrebbe causare un altro movimento tellurico fatale per la stabilità del governo Berlusconi. Ebbene, oggi è il 12 giugno e, esattamente trentasei anni - e un mese - fa, un altro referendum cambiava le sorti del paese: era il 12 maggio 1974 e gli italiani votarono contro l'abrogazione della legge Gaslini-Fortuna sul divorzio. In quello stesso giorno, una squadra festeggiò la conquista del primo scudetto della sua storia: era la Lazio, per molti perfetto emblema, in ambito sportivo, dell'Italia di quegli anni. Gli anni di piombo.


giovedì 9 giugno 2011

Balcani caput Europae


Non che ve ne fosse un reale bisogno, ma la Final Four di Eurolega di pallanuoto a Roma ha confermato come lo sport sia una perfetta cassa di risonanza dei sentimenti nazionalisti che dominano nei Balcani.

Sgomberando poi il campo dalla politica e dalle analisi sociologiche, l'evento capitolino è stato l'ennesima riprova che quella regione dell'Est europeo merita l'appellativo di culla della pallanuoto: delle quattro finaliste una era serba - e ha vinto la coppa -, una croata e un'altra, infine, montenegrina. Al contempo la Pro Recco, la quarta partecipante, schierava tre soli italiani (di cui uno naturalizzato) a fronte di due serbi - Filipović e Nikić -, due montenegrini - Ivović e Zloković - ed un croato - Burić.

martedì 7 giugno 2011

Big in Japan - 9


Photo: nippon-gambare.com
In principio fu Gary. E poi vennero, mano a mano, tutti gli altri. Quando, nel 1992, Gary Lineker decide di tentare l'avventura in Estremo Oriente, per tutto il Giappone è un evento storico: è lui il primo straniero della J.League, il neonato campionato professionistico.

L'attaccante di Sua Maestà, celebre per non aver mai ricevuto un cartellino che fosse uno in tutta la sua carriera, è indubbiamente il vero colpo di mercato del Nagoya Grampus Eight che lo ha ingaggiato a suon di yen.

Ma non è l'unico grande nome transitato dalla J.League. Anzi: Lineker può ritenersi in buona compagnia.

Big in Japan - 8

Photo: Albionroad.com

 Quando, nel 1993, la J.League vede la luce, una delle prime preoccupazioni è di dare un nuovo nome ad ogni squadra. Il modello di riferimento sono gli sport americani: ogni franchigia reca con sé il nome della città che rappresenta, così sarà pure in Giappone.

Ed il campionario, che attinge dalle lingue europee, è vasto: animali di ogni genere, stelle e costellazioni, piante e persino agenti atmosferici.

Big in Japan - 7



(continua da - 6)

Tra alti e bassi. Prima dieci squadre, le storiche partecipanti all'anno zero della J.League. Poi dodici. Nella stagione successiva il numero aumenta a quattordici. Sale ancora: sedici. E infine diciotto. Con la contemporanea istituzione, undici anni fa, della J.League Division 2, il campionato cadetto, destinato ad aprirsi a nuove compagini di stagione in stagione. È questo, forse, il dato che fotografa la crescita e la progressiva diffusione del calcio in Giappone. Ogni anno c'è almeno una nuova squadra che intende iscriversi, dal nulla oppure dalle categorie inferiori (la JFL, campionato semiprofessionistico che ha rilevato la JSL). 

Big in Japan - 6


I tifosi degli Urawa Red Diamonds

A scuola di calcio. Campionato: celo. Squadre (dieci): celo. Giocatori, tra cui grandi campioni stranieri: celo. Atmosfera da stadio: mi manca. Mentalità vincente dei giocatori: mi manca. Nonostante il massiccio impegno economico da parte di Kawabuchi, che mette in guardia i presidenti delle varie società (le stime parlano di un disavanzo di un miliardo di yen per i primi 10 anni), il calcio giapponese è un prodotto freddo e senz'anima, per quanto valido. Mancano la passionalità ed il coinvolgimento del pubblico. Che poi sono i fattori decisivi per fare di una semplice partita di pallone un vero e proprio spettacolo. 

Big in Japan - 5



(continua da - 4)

La J.League. I tempi sono ormai maturi per la nascita di un campionato professionistico di calcio: è il momento buono per dare all'esterno l'immagine di un Giappone fresco, giovane ed internazionale. Non è un periodo felice, per il paese: il boom economico degli anni Settanta appartiene ormai al passato, alla Borsa di Tōkyō l'indice Nikkei crolla ed il Jiyu Minshuto o Jiminto, il partito liberaldemocratico al governo, è invischiato nello scandalo Recruit, episodio di corruzione che vede coinvolti l'omonima società di telecomunicazioni, esponenti politici e dirigenti aziendali.

Big in Japan - 4


Dettmar Cramer


Yamato damashi. Aziende di fama internazionale che investono denaro. Ritorno mediatico. Giocatori stranieri in aumento. Non manca, apparentemente, nulla al calcio giapponese.


Ma c’è ancora qualcosa da sistemare. Il calcio e la cultura del calcio, infatti, non sempre viaggiano sulla stessa linea. Nella terra dei samurai c'è il contorno, ma non il piatto principale. Che fare? Da dove iniziare?

Big in Japan - 3



(continua da - 2)

L'epopea delle aziende. C’è una parola che descrive alla perfezione l'intreccio tra sport e industria tipico di questi anni: kanri-yakyu, baseball gestionale.

Il suo teorico è Tetsuji Kawakami, alla guida dei Tōkyō Giants vincitori del titolo nazionale per ben nove anni consecutivi (1965-1973): le sue tecniche di allenamento e di gestione del gruppo sono le stesse del perfetto amministratore delegato di un’azienda.

Incarnando i valori chiave dei samurai come la gerarchia e l'obbedienza, il baseball rimane lo sport più popolare. Frattanto ha inizio una nuova vita per il calcio giapponese: il pallone smette di rotolare nei cortili di scuole ed università e finisce sulle scrivanie degli uffici.

Big in Japan - 2




(continua da - 1)

 Primi calci. C'è comunque da attendere la fine dell’era Meiji per assistere al primo campionato nazionale giapponese, figlio, in realtà, di un errore commesso da un’agenzia di stampa.

Nel 1918 si disputano tre tornei calcistici nelle regioni di Kansai, Kantō e Tōkai: nonostante non dipendano l’uno dall’altro, alcuni giornalisti li spacciano come gironi di qualificazione, a carattere regionale, per un presunto campionato nazionale.

I quotidiani che riportano la (falsa) notizia finiscono anche sul tavolo dei vertici della Federcalcio inglese, che decidono di inviare in Giappone il giusto premio da assegnare alla squadra vincitrice, consistente in una coppa d’argento che andrà poi perduta nel corso della Seconda guerra mondiale.

Big in Japan - 1



Il recente trionfo della nazionale in Coppa d'Asia riporta un po' di attenzione sul calcio giapponese, noto ai più solo attraverso il mondo dei fumetti. Adesso, però, la J. League è una realtà consolidata, anche se il calcio ha faticato a farsi largo nella rigida società nipponica.

Big in Japan


Sarò sincero: raramente mi è capitato di appassionarmi alla scrittura di un articolo come in questo caso. Un lungo, affascinante viaggio alla scoperta del calcio in Giappone, delle sue origini, del suo sviluppo, della sua crescita. Non lo nego: per anni le mie conoscenze calcistiche, riguardo al paese del Sol Levante, erano limitate a "Holly e Benji", comunemente a molti altri ragazzi della mia generazione.

E poi, un giorno, sbarcò in Italia un attaccante brevilineo, dagli occhi a mandorla, che si portò pure lo sponsor (Kenwood): era Kazu Miura, primo calciatore giapponese a militare nella Serie A italiana, acquistato dal Genoa. L'Estremo Oriente, da quel momento, non ci è più sembrato un mondo così remoto...

1. Le origini

2. Primi calci

3. L'epopea delle aziende

4. Yamato damashi

5. La J.League

6. A scuola di calcio

7. Tra alti e bassi

8. Ciliegi, marinai, orche e scoiattoli

9. Gary e i suoi fratelli


(Potete leggere l'articolo completo sul numero 4 di Pianeta Sport)