martedì 31 luglio 2012

I sogni carioca di Sheffield tra judo e affari


Foto Simone Pierotti
I sogni di gloria del Brasile ai Giochi olimpici di Londra sembrano portare tutti lo stesso cognome - Menezes. Mano, l’allenatore della nazionale di calcio che mira alla medaglia d’oro, l’unico grande titolo ancora mancante nel palmares della Seleção, è il principale nome di grido. Poi c’è quello della ventiduenne judoka Sarah, due volte medaglia di bronzo ai Campionati mondiali, che assieme alle compagne di squadra Mayra Aguiar e Mariana e Rafaela Silva potrebbe scrivere una nuova pagina di storia per il suo paese natale alle prossime Olimpiadi.

Introdotto dagli emigranti giapponesi che salparono nel porto di Santos nel 1908 per lavorare come manodopera nelle piantagioni di caffè, il judo è praticato da circa due milioni di brasiliani, numeri che ne fanno il terzo sport nazionale dopo il calcio e la pallavolo. Soprattutto, è la disciplina che ha regalato al paese il più alto numero di medaglie olimpiche e per la prima volta il Brasile sarà rappresentato in ognuna delle 14 categorie.

“Il nostro obiettivo è vincere quattro medaglie e qualificarci per una finalissima in campo femminile”, dichiara il commissario tecnico Ney Wilson. “Puntiamo così in alto non per fare gli spacconi, ma perché sono i numeri a suggerirci che questo è un traguardo alla nostra portata. Forse ci sono un po’ di pressioni attorno alla squadra, ma posso assicurare che gli atleti sono sereni e concentrati esclusivamente sugli allenamenti.”

Per far sì che i sogni di gloria si tramutino in realtà, i brasiliani hanno scelto la città inglese di Sheffield per il ritiro pre-Olimpiadi. “È un posto tranquillo e ricco di natura”, osserva il campione Leandro Guilheiro. Finora ha messo al collo il bronzo sia ad Atene che a Pechino e adesso aspira ad un metallo più prezioso. “Per la prima volta mi sono preparato per i Giochi senza alcun fastidio fisico, è naturale che le aspettative siano alte. L’attuale generazione di judoka è arrivata molto lontano, ma stanno emergendo anche altri giovani di talento.”

Foto Simone Pierotti
I brasiliani non ammettono alcun tipo di intrusione o disturbo durante il ritiro pre-olimpico. Alloggiano in un hotel alla periferia di Sheffield e si allenano nella palestra del Collegiate Campus della Hallam University. Sono una cinquantina tra atleti, allenatori e staff tecnico.

“Abbiamo già avuto a che fare in passato con atleti di rilievo, ma mai con un gruppo così massiccio”, racconta Dan Porter, responsabile dello sport dell’ateneo inglese. “È un onore e un onere allo stesso tempo: i brasiliani vogliono che tutto sia perfetto e dobbiamo curare ogni singolo dettaglio. Ad esempio, abbiamo messo a disposizione il servizio di trasporto ventiquattr’ore su ventiquattro e alcuni cuochi che hanno ricevuto un’adeguata preparazione sulla dieta che gli atleti devono seguire.”

Sheffield è stata scelta dopo una lunga trafila di incontri. “Sono arrivati per la prima volta nel 2009, in seguito ad un evento internazionale svoltosi a Birmingham, e solo l’autunno scorso hanno preso la decisione finale”, ricorda Ben Brailsford, membro della commissione eventi del City Council locale.

“E pensare che tutto è nato due anni prima: Pelé venne qua nel 2007 in occasione delle celebrazioni dei 150 anni dalla fondazione dello Sheffield FC, la squadra di calcio più antica al mondo. Gli abbiamo consegnato una lettera da recapitare al Comitato Olimpico brasiliano, nella quale avevamo scritto che ci sarebbe piaciuto ospitare alcuni loro atleti. Ecco dove siamo arrivati cinque anni dopo.”

La città dell’acciaio sembra il posto giusto per preparare questa storica edizione dei Giochi. “Dopo molte visite e sopralluoghi nell’ultimo paio di anni ci siamo resi conto che Sheffield ha tutto quello che ci serviva”, rivela Wilson.

 L’arrivo dei Brasiliani nello Yorkshire non è solamente un’esplosione di colori e allegria tipicamente sudamericani in questa estate piovosa e fresca. La loro presenza ha delle forti ripercussioni economiche e non solo per il fatto che 50 persone trascorreranno qui circa tre settimane.

Lo Yorkshire Gold Business Club e la UK Trade and Investment, ente governativo che mette in contatto aziende britanniche e straniere, ad esempio, hanno organizzato il seminario “Fare affari in Brasile”. L’incontro aveva lo scopo di incoraggiare le grandi fucine della contea ad aprire nuovi canali in questo paese che, recentemente, ha sorpassato il Regno Unito come sesta economia al mondo.

Foto Simone Pierotti
Come mostrato da Richard Turner, vicedirettore della filiale della UKTI a San Paolo, i settori chiave della crescita della nazione sono la cantieristica navale, gas e petrolio - il gigante Petrobras, controllato dallo Stato brasiliano, programma di investire 224 miliardi di dollari fino al 2014 - e, ovviamente, lo sport, giacché è qui che saranno ospitate le prossime edizioni dei Mondiali di calcio e delle Olimpiadi nel breve volgere di due anni. “Parliamo di un paese con opportunità fantastiche e un’incredibile vitalità”, dice Turner. “Tasse e burocrazia, tuttavia, potrebbero essere i due ostacoli principali per i possibili investitori stranieri.”

Non ci sono solo gas e petrolio, comunque. Anche lo sport fa la voce grossa, con Rio de Janeiro in procinto di ospitare i Giochi del 2016. Chris Wall, esperto di Brasile, sottolinea proprio questo collegamento tra i due paesi. “Gli organizzatori brasiliani dei Mondiali e delle Olimpiadi sono arrivati in Inghilterra per vedere il design degli impianti sportivi, i piani di gestione del traffico e l’uso commerciale degli stadi. Per loro è un modello da esportare.”

Le infrastrutture sono un tema particolarmente rilevante, dal momento che 12 città sparse in tutto il paese saranno il teatro dei Mondiali. “La geografia, assieme alla mancanza di trasparenza, è certamente la sfida più intrigante per chi ambisce ad espandersi in Brasile. Gli investitori devono essere consapevoli del loro valore aggiunto e dell’importanza di 'tropicalizzare' il prodotto, ovvero di rimodularlo in base alle necessità dei brasiliani.”

Foto Simone Pierotti
Frattanto, il governo ha lanciato il programma “Scienze senza frontiere”, con 10mila borse di studio per frequentare facoltà quali medicina ed ingegneria nelle università britanniche. “La nostra offerta formativa comprende anche svariati corsi di laurea concentrati sullo sport”, aggiunge Porter. “Dal momento che in Brasile sapranno che i loro atleti hanno utilizzato i nostri impianti, speriamo di attirare nuovi studenti.”

Da questo punto di vista, i judoka brasiliani potrebbero citare l’androide Rachel nel celebre film “Blade Runner” quando dice: “Io non faccio parte del business. Io sono il business”. Eppure, Guilheiro vede principalmente benefici in tutto ciò. “È iniziata una nuova era per il mio paese. Abbiamo sempre combattuto per cambiare la situazione e risolvere i problemi, ad esempio la mancanza di infrastrutture. Questa è davvero un’occasione imperdibile.”

In attesa che le tangenziali vengano concretamente realizzate, una strada ideale da e verso la Gran Bretagna sembra già esser stata tracciata.

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