Francamente, mi è ancora piuttosto arduo capire come mai certi intellettuali - o presunti tali - abbiano sempre snobbato il calcio e lo sport in generale. Eppure, specialmente nel primo caso, si tratta di fenomeni molto popolari, al punto che, nel corso della storia, più di un regime ha tentato di utilizzare le discipline sportive per fini di propaganda. O, semplicemente, anche per distogliere l'attenzione del popolo dai problemi reali.
Fortunatamente, un grande scrittore come Eduardo Galeano non ha assunto questo snobismo e, anzi, ha regalato ai suoi lettori molti racconti inerenti al calcio. Ed il suo "Splendori e miserie del gioco del calcio" è esattamente una raccolta di varie storie di calcio. Non poteva mancare qualche richiamo a Silvio Berlusconi e all'uso che ha saputo fare del suo ruolo di presidente del Milan. Galeano racconta, peraltro, un aneddoto: pare che l'attuale premier italiano avesse imposto un nuovo inno, "Milan nei nostri cuori", perché era convinto che il tradizionale "Milan Milan" esercitasse un'influenza negativa sui giocatori rossoneri...
« […] Molti anni dopo, e verso la fine del secolo, il padrone del Milan ha vinto le elezioni italiane con un grido di battaglia, Forza Italia, che proveniva dalle tribune di uno stadio. Silvio Berlusconi promise che avrebbe salvato l’Italia come aveva salvato il Milan, la supersquadra campione di tutto, e gli elettori dimenticarono i conti in rosso di alcune sue aziende».
«Il club può perdere denaro, ma questo dettaglio può anche essere senza importanza se offre una buona immagina alla costellazione di affari di cui fa parte. Per questo la proprietà non è segreta: il football serve alla pubblicità delle aziende, e nel mondo non esiste uno strumento popolare altrettanto efficace per le relazioni pubbliche. Quando Silvio Berlusconi comprò il Milan che era sull’orlo della bancarotta, iniziò la sua nuova era dispiegando tutta la coreografia tipica di un grande lancio pubblicitario. Un pomeriggio del 1987, gli undici giocatori del Milan discesero lentamente in elicottero al centro del campo, mentre negli altoparlanti cavalcavano le valchirie di Wagner. […] Il calcio, fonte di emozioni popolari, genera fame e potere. I club che hanno una certa autonomia, e che non dipendono direttamente da altre aziende, sono abitualmente diretti da grigi uomini d’affari e politici di secondo piano, che utilizzano il calcio come una capacità di prestigio per lanciarsi al primo piano della popolarità […] ».
Fonti:
E. Galeano, "Splendori e miserie del gioco del calcio", Sperling & Kupfer, 1997
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