martedì 11 maggio 2010

Calcio, media e potere - 3


Il brano che leggerete qui sotto è tratto da quello che ritengo la Bibbia del mio ideale di giornalismo sportivo: "Calcio e potere", opera del giornalista britannico Simon Kuper. Scritto a metà degli anni Novanta, al termine di un lungo girovagare in Europa, Africa e Sud America, è un libro che - come sintetizza il titolo - spiega alla perfezione i molteplici intrecci che possono esserci tra il calcio ed il potere, sia esso religioso, politico o militare. Pubblicato in Italia solamente tre anni fa, per merito della ISBN Edizioni, "Calcio e potere" è stato soggetto a parziali modifiche in tempi recenti e, per l'edizione italiana, è stato aggiunto il capitolo che andrete a leggere qua sotto. E che, molto semplicemente, s'intitola "Berlusconi".


Per quanto gli Stati Uniti restino un animale raro nel mondo del calcio, quantomeno si sono iscritti a una nuova moda internazionale: l’ascesa dei politici sportivi. Quando terminai la prima scrittura di questo libro nel 1993, il genere esisteva appena. Ma sei mesi più tardi, il magnate italiano della televisione Silvio Berlusconi divenne il primo capo di governo del mondo proveniente dal mondo del calcio.

Nel 1986 Berlusconi aveva preso il controllo del Milan, all’epoca ancora in fase di ripresa dopo uno scandalo di corruzione che gli era costato anche la serie B. Lo trasformò in una squadra opulenta, organizzata e moderna, che nel maggio 1989 vinse la Coppa dei campioni.

Anche in quella notte trionfale si poteva capire che le ambizioni del personaggio andavano oltre. Sentii una volta Frank Rijkaard, olandese che all’epoca giocava nel Milan, raccontare il banchetto che seguì il primo trofeo europeo. Tutti i giocatori, dirigenti e accompagnatori del Milan erano già seduti ai tavoli, quando le porte della sala si aprirono ed entrò Berlusconi. Praticamente tutti si alzarono dalla sedia per applaudire, e mentre il presidente avanzava luminoso da tavolo a tavolo, tutti si protendevano in avanti per stringergli la mano.

Ma quando Berlusconi si avvicinò al tavolo dei suoi tre grandi giocatori olandesi, smise di sorridere: gli olandesi erano rimasti seduti. A quanto dice Rijkaard, Marco van Basten continuò a mangiare, mentre Ruud Gullit continuò a parlare. Il povero Berlusconi non sapeva che cosa fare. Passarono numerosi, strazianti secondi prima che Rijkaard provasse pietà per lui e si alzasse a metà per stringergli la mano. La faccia del presidente era salva.

Questo era il profilo psicologico di un uomo che aspirava a governare un paese. Nel 1993 Berlusconi fondò Forza Italia, un movimento politico battezzato in onore di un canto da stadio. Parte della sua proposta agli elettori era che avrebbe trasformato il paese così come aveva trasformato il Milan. L’Italia, ancora convalescente da uno scandalo di corruzione, detto Tangentopoli, anelava a essere organizzata, ricca e importante in Europa. Berlusconi diventò presidente del Consiglio per sette mesi, riprese l’incarico nel 2001 e, mentre scrivo queste righe, sembra essere destinato a diventare il primo presidente del Consiglio italiano che arriva alla scadenza naturale del proprio mandato [cosa in effetti avvenuta, N.d.T.].

Per quel che riguarda le questioni sportive, George W. Bush è un Berlusconi americano. […] A seguire, aspettatevi l’arrivo di altre stelle del pallone.

Il motivo è che i partiti tradizionali sono in declino in molti paesi. Contemporaneamente, un maggior numero di paesi elegge i propri leader: non c’erano mai state prima così tante democrazie. I governanti eletti arrivano quindi sempre più spesso dall’esterno dei partiti. Essere ricchi, famosi, eppure considerati uno del popolo, può aiutare a emergere come leader.

Ci sono molti modi per riuscirci. […] Ma la strada più sicura è sempre più lo sport. Ciò accade perché il sempre maggior numero di televisioni in giro per il mondo mostra sempre più sport, e soprattutto calcio. In questa era, di quella che potremmo chiamare «cablocrazia», democrazia via cavo, le partite sono le nuove campagne politiche. Vedremo sempre più Berlusconi. Terrò gli occhi aperti.

Fonti:
S. Kuper, "Calcio e potere", ISBN Edizioni, 2008, p. 320-2

Nessun commento:

Posta un commento