domenica 12 giugno 2011

Romanzo laziale - 1



La stagione calcistica è definitivamente tramontata. Adesso c'è l'estate. Giorni di calura, giorni di vacanze, giorni, per presidenti e direttori sportivi, dedicati a grandi trattative per impreziosire le loro squadre, i loro gioielli. Trattative oscurate, tuttavia, dall'eclissi dell'ennesimo scandalo pallonaro all'italiana, quello del calcioscommesse. Come già verificatosi in passato, l'anticamera dell'estate porta con sé un invito alle urne: oggi e domani gli italiani sono chiamati ad esprimere la propria volontà sulla presenza di centrali nucleari nello Stivale, sulla privatizzazione dell'acqua, sulla legittimità - perdonate il gioco di parole - del legittimo impedimento. Per qualcuno questo referendum, in caso di raggiungimento del quorum, potrebbe causare un altro movimento tellurico fatale per la stabilità del governo Berlusconi. Ebbene, oggi è il 12 giugno e, esattamente trentasei anni - e un mese - fa, un altro referendum cambiava le sorti del paese: era il 12 maggio 1974 e gli italiani votarono contro l'abrogazione della legge Gaslini-Fortuna sul divorzio. In quello stesso giorno, una squadra festeggiò la conquista del primo scudetto della sua storia: era la Lazio, per molti perfetto emblema, in ambito sportivo, dell'Italia di quegli anni. Gli anni di piombo.




L'ombra della sorte, con i suoi tiri mancini, si era allungata anche questa volta. Chi mai potuto avrebbe potuto aggiudicarsi lo scudetto - il primo della sua storia - nel giorno del referendum sul divorzio, se non la Lazio di dei primi anni Settanta, i cui giocatori vivevano da perfetti separati in casa e agli allenamenti utilizzavano due spogliatoi diversi?


Per quanto a tinte fosche, fu una favola, quella dei biancocelesti campioni d'Italia. Una favola scritta idealmente con il pennino di Tommaso Maestrelli, l'allenatore. Persona mite e buona, dagli atteggiamenti quasi paterni - non a caso Giovanni Arpino lo ribattezza Bon Tom nel suo romanzo "Azzurro tenebra" -, Maestrelli si unisce alla Lazio nel 1971, ai primi vagiti di giugno: arriva da un'inspiegabile retrocessione con il Foggia, sprofondato negli inferi per differenza reti nonostante fosse sesto in classifica poco prima del giro di boa. Anche i capitolini, al pari dei pugliesi, hanno dato l'arrivederci alla massima serie. Una squadra ed un allenatore che hanno voglia di fare dell'infausta stagione un lontano ricordo e che vedono nella Lazio un'opportunità per tornare subito, assieme, nel paradiso del calcio italiano: sulla carta i tifosi biancocelesti non potrebbero desiderare di meglio.

Eppure il tecnico di origini toscane dà adito a critiche e perplessità, specie da parte del suo predecessore sulla panchina biancoceleste, l'argentino Juan Carlos Lorenzo, che lo accusa di inesperienza. Insomma, sarà pure un tecnico emergente - ha vinto il prestigioso Seminatore d'Oro in virtù della promozione nel massimo campionato alla guida del Foggia -, le sue squadre esprimeranno pure un buon calcio, ma è un allenatore retrocesso. Il presidente della Lazio, il pittoresco palazzinaro Umberto Lenzini, sembra fermamente convinto della sua scelta e decide di circondarsi di un altro validissimo collaboratore, il segretario generale Antonio Sbardella.

Particolarmente delicate sono le trattative di calciomercato: ritrovare subito la serie A significa allestire una squadra competitiva. I rinforzi provengono da due toscane della cadetteria: uno è Luigi Martini, terzino sinistro che ha giocato nel Livorno, l'altro è il centrale Giancarlo Oddi, romano di borgata, in arrivo dalla Massese. Seguendo un'espressa volontà del suo nuovo tecnico, Lenzini trattiene i suoi pezzi pregiati: uno di questi è Giorgio Chinaglia.


Il centravanti è il giocatore simbolo della squadra, i tifosi lo amano. Fisicamente massiccio, devastante in progressione, tecnicamente grezzo, è incline al litigio con allenatori e compagni di squadra ed ha un pessimo carattere, forse dovuto in parte ad un'infanzia ed ad un'adolescenza difficili. Nato a Pontecimato, vicino Carrara, all'età di sei anni si trasferisce in Galles, dove sono frattanto emigrati i genitori in cerca di occupazione: indossa un maglione su cui viene ricamato l'indirizzo della sua nuova casa. Il padre trova impiego in un'industria di acciaio, il piccolo Giorgio frequenta la scuola e si avvicina allo sport: viene indirizzato al rugby, per la sua imponente stazza fisica, ma alla fine la sua anima italiana prevale e lo spinge al pallone a trentadue spicchi anziché a quello ovale. Lo Swansea è la sua prima squadra, ma a renderlo celebre non sono i suoi gesti atletici bensì i diverbi con chiunque gli graviti attorno: il presidente Glen David sentenzia che "non diventerà mai un calciatore professionista", da testardo quale è Chinaglia se ne va profetizzando ai compagni di squadra che un giorno pregheranno per avere il suo autografo.

Tornato in patria, si accasa alla Massese, in serie C: durante il servizio di leva, mentre trascorre un giorno nel carcere militare per motivi disciplinari, apprende con un pizzico di delusione del trasferimento ad un'altra società della terza divisione, l'Internapoli. Qui conosce il compagno di squadra Giuseppe "Pino" Wilson, nato a Darlington da un militare inglese che poi aveva trovato posto nella città partenopea, e la futura prima moglie, l'americana Connie Eruzione, figlia di un ufficiale della Nato. Amori e amicizie che lo seguono, nel 1969, a Roma: la Lazio lo acquista per 200 milioni  di lire assieme a Wilson. Lenzini, divenuto da poco il presidente della società capitolina, ancora non lo sa, ma ha appena infilato la maglia biancoceleste a due giocatori che pochi anni dopo gli regaleranno la gioia più grande.   

(1 - continua)

Fonti:
J. Foot, "Calcio 1898-2010 - Storia dello sport che ha fatto l'Italia", BUR, 2010
B. Colombero (a cura di), "Controcampo - Annuario del calcio italiano 2004-2005", DeAgostini, 2004
AA.VV., "Superalbum Panini - Le figurine dei calciatori 1960-2000", Panini, 2000
M. Bianchini, "È morto Tommaso Maestrelli", La Stampa, 03/12/1976
J. D. Reed, "Look at me! I am Giorgio Chinaglia! I beat you!", Sports Illustrated, 21/05/1979
G. Mura, "La verità in novanta minuti", La Repubblica, 05/07/1987
C. Zunino, "Vent'anni fa moriva un campione...", La Repubblica, 17/01/1997
L.J. Wertheim, "Giorgio Chinaglia, New York Cosmos star", Sports Illustrated, 22/06/1998
F. Roncone, "Papà, è un altro giorno biancazzurro", Il Corriere della Sera, 23/05/1999 
G. Cardone, "Pulici: Eravamo modernissimi ma anche una squadra di pazzi", La Repubblica, 13/05/2004
"È morto Bob Lovati, bandiera della Lazio", Corriere dello Sport, 30/03/2011

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