sabato 7 gennaio 2012

Il Brasile snobba il Maracanã




Il profilo del Corcovado sullo sfondo, la mastodontica statua del Cristo Redentore che sovrasta qualsiasi grattacielo. E poi i malconci tram color canarino che si arrampicano sui vicoli, il degrado delle favelas e il formicolìo di turisti sugli arenili di Copacabana e Ipanema, dove un paio di anni fa è entrato in vigore il divieto di giocare a pallone. Eppure Rio de Janeiro rischia di essere apprezzata solamente tramite fotografie e cartoline, dalla nazionale brasiliana di calcio.

Il calendario degli incontri dei Mondiali che il Brasile ospiterà tra tre anni è stato svelato: a meno che non arrivi in finale, la squadra allenata da Mano Menezes mai calpesterà l’erba del "Maracanã" di Rio de Janeiro. Come se l'Inghilterra non decidesse di metter più piede a Wembley, come se l'Argentina voltasse le spalle al "Monumental", come se l'Uruguay snobbasse il "Centenario" e l'Italia disconoscesse San Siro o l'Olimpico di Roma. E in Brasile scoppia già la polemica. 

Qualcuno potrebbe farne una questione di scaramanzia: se nell'immaginario collettivo il Maracanã è il tempio del calcio mondiale, per i brasiliani più attempati è il teatro della celebre sconfitta contro l'Uruguay ai Mondiali del 1950, paragonabile alla Corea del Nord per la nazionale italiana.

A quanto pare, tuttavia, dietro la clamorosa rinuncia del Brasile al Maracanã si nasconderebbero gli equilibri di potere in seno alla Federcalcio. La Seleçao - inserita d’ufficio nel girone A - esordirà a San Paolo: non giocherà all'interno dello storico Morumbi, accantonato dagli organizzatori in favore dell'avveniristico Arena Corinthians Itaquera

Lo stadio prescelto diventerà la nuova casa del Corinthians, entrata nelle grazie di Ricardo Texeira, presidente della federcalcio brasiliana e del comitato organizzatore della Coppa del Mondo: non a caso il numero uno della società paulista, Andrés Sánchez, è stato il capodelegazione ai Mondiali in Sudafrica; non a caso dopo l’esonero di Dunga la panchina della nazionale è stata affidata a Menezes, all’epoca allenatore del Timão.

I verdeoro saranno successivamente impegnato a Brasilia, la capitale, e a Fortaleza, importante serbatoio di voti per Teixeira, genero di João Havelange. Stupisce, al contempo, il fatto che Porto Alegre, la città natale di Dilma Rouseff, presidente della Repubblica, ospiterà non più di cinque partite, tra cui un ottavo di finale.

Non mancano le polemiche per le manie di gigantismo: in tempi di crisi non appare una decisione assennata aver puntato su dodici località con altrettanti stadi - Rio de Janeiro e San Paolo hanno altre strutture, ma alla fine sono stati selezionati solo "Maracanã" e "Arena Itaquera" - e aver previsto sei impianti diversi in ogni girone per gli incontri da disputare.

E poi c’è lo smacco inflitto al Maracanã, del quale Texeira aveva addirittura invocato la demolizione. La nazionale non vi ha giocato dal settembre 2000 all’ottobre 2007 e risale esattamente a quattro anni fa l’ultimo incontro disputato nel tempio del calcio brasiliano.

Tostão, campione mondiale con il Brasile nel 1970, ha definito “un errore assurdo” privare il pubblico carioca della gioia di assistere ad una partita della Seleçao. Poco male, comunque: l’impianto intitolato al giornalista Mário Filho, al momento in fase di ristrutturazione – tutti gli 82.238 posti a sedere saranno al coperto - ospiterà la finalissima dei Mondiali, così come quella della Copa América dell’anno successivo e, con ogni probabilità, le cerimonie di inaugurazione e chiusura dei Giochi olimpici del 2016. 

Nel frattempo lo stadio carioca potrebbe recitare il ruolo dell'uomo che, secondo un celebre precetto cinese, vede passare il cadavere del proprio nemico seduto sulla riva di un fiume: Teixeira è infatti al centro di un'inchiesta su calcio e corruzione.

Il boss del comitato organizzatore dei Mondiali, al pari dei dirigenti Fifa Nicolas Leoz e Issa Hayatou, è accusato di aver ricevuto mazzette dalla ISL, ex consulente di marketing del massimo organo calcistico mondiale. 

Non è l'unico guaio con la giustizia: il prestigioso settimanale The Economist racconta che Teixeira e alcuni uomini a lui vicini - tra questi Sandro Rosell, presidente del Barcellona - avrebbero ricevuto benefici da un'amichevole giocata due anni fa a Brasilia tra la Seleçao e la nazionale portoghese.

In quell'occasione nove milioni di real brasiliani sarebbero finiti nelle casse della Ailanto, agenzia di marketing sportivo di cui Rosell stesso era direttore, per i diritti dell'incontro.

Il Mondiale brasiliano non parte sotto i migliori auspici. 

Fonti:
Audisio Emanuela, "Via il calcio dalle spiagge - Copacabana è più triste", La Repubblica, 10/11/2009
Radnedge Keir, "Defiant Brazil digging its heels in over World Cup 2014", World Soccer, 11/2011
Shaw Robert, "2014 World Cup schedule reeks of politics", When Saturday Comes, 26/10/2011
"Problems mount for World Cup boss Teixeira", World Soccer, 11/2011

(L'articolo è stato citato nel blog Italia vs Brasile 2014)

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