sabato 18 agosto 2018

1968: quando Năstase trionfò a Viareggio


Circolo del tennis di Viareggio, uno dei più antichi d'Italia. Mezzo secolo fa preciso preciso. È una domenica di metà agosto - il 18, per la precisione - e al fresco della Pineta di Ponente, il grande polmone verde immerso nel centro città, tutti attendono la finalissima del torneo.

In una metà del campo s'accomoda uno dei nomi illustri di quell’epoca, apprezzato specialmente come doppista: è lo jugoslavo Boro Jovanović.

Dall’altra, invece, scalpita un giovanotto talentuoso e sbruffone che famoso (eufemismo) lo diverrà invece di lì a poco: è rumeno, si chiama Ilie Năstase.

Le aspettative del pubblico non andranno deluse.

È un anno storico, quel 1968. Nella fattispecie, però, c’entrano ben poco i movimenti studenteschi, le proteste di piazza, il "vietato vietare" e "l'immaginazione al potere": nel tennis la rivoluzione fa rima con introduzione. Del professionismo, s'intende: nasce la cosiddetta 'era open', uno spartiacque che stravolgerà i destini della racchetta.

E segnerà pure la fine degli Internazionali di Viareggio, in voga ormai dagli anni Venti, mandati avanti con due spiccioli ma tanta buona volontà. La stessa che riesce ad attrarre (quasi) tutti i più forti tennisti. Facciamoli pure, i nomi: Gianni Cucelli, Jaroslav Drobný, Roy Emerson, Giuseppe Merlo, Enrique Morea, il primo "oriundo" del tennis Martin Mulligan, Orlando Sirola, e la lista potrebbe andare avanti.

Si parte il 12 agosto con le consuete cinque categorie - singolare femminile e maschile, doppio femminile, maschile e misto - e le grandi stelle iniziano a brillare già dal giorno seguente: detto dei sopraccitati Jovanović e Năstase, il pubblico esige giocate spettacolari anche dall'altro big rumeno Ion Țiriac, dallo slavo Željko Franulović e dall'azzurro Pietrangeli, che il Corriere dello Sport nei suoi resoconti giornalieri dalla Perla del Tirreno chiama semplicemente 'Nicola', quasi fosse il beniamino per cui parteggiare apertamente.

Il torneo entra nel vivo all’indomani di Ferragosto con i quarti di finale:  a sorpresa Eugenio Castigliano elimina senza alcuna esitazione Țiriac (6-2 6-3) e altrettanto fa Pietrangeli con il greco Kalogeropoulos, rimandato con un inappellabile 6-4 6-3. Soprattutto, c’è Năstase contro Franulović, derby d'oltrecortina, un faccia-a-faccia fra due caratterini mica male.

Come era già accaduto negli incontri che l'hanno opposto a Maggi e Di Domenico, il rumeno cede il primo set per poi vincere il secondo. È un duello che si gioca sui nervi: Năstase lascia il campo per un punto controverso assegnato al rivale, salvo tornare sui propri passi. Ha un'evidente predisposizione a colpire bene la pallina così come a mettere a dura prova la pazienza altrui, si tratti di avversari, arbitri o spettatori: quella sul campo centrale di Viareggio è solo la prima di tante sceneggiate in seguito replicate perfino a Wimbledon o al Roland Garros. Ma non è solo una questione di vis polemica: Năstase è anche un tennista geniale e, probabilmente, uno dei più completi che abbiano mai calcato un campo in erba, cemento o terra battuta.

Poi, sull'8-7 - il tie-break, invenzione e intuizione dell'americano Jimmy Van Halen, ha da essere ancora adottato in via definitiva - altro colpo di scena: stavolta è Franulović a ritirarsi per proteste, ma a differenza dell'altro senza ripensamenti. E negli spogliatoi, all'epoca ubicati nei locali che oggi ospitano la segreteria del circolo e la sala interna dell'adiacente bar-ristorante, quasi vengono alle mani.

In semifinale, invece, Năstase parte subito fortissimo e regola Castigliano in due set. La vera sorpresa - e delusione -, semmai, è l’eliminazione patita da Pietrangeli contro Jovanović: "sconfitto nettamente nel primo set" (6-2, per la cronaca), l'azzurro "nel secondo prova a rimettersi in gara ma è fermo sulle gambe e alterna buoni colpi a errori banali" come ci raccontano gli articoli di giornale.

Sulla finale soffia così il vento dell’Est e lo jugoslavo vuol bissare il trionfo di un anno prima. All’inizio sembra riuscirci, perché si aggiudica il primo set 7-5: l'irriverente e irritante Năstase appare incerto, si ritrova sempre sotto nel punteggio e non riesce mai a rimontare l'esperto avversario.

A lungo andare, però, si fanno sentire i sette anni in meno all’anagrafe del rumeno, che indovina un colpo dietro l’altro e strappa il secondo set per 8-6: da lì si divora Jovanović con degli eloquenti 6-0 e 6-3. Năstase non ha ancora saziato la sua fame di vittorie: vince pure il doppio maschile in coppia con Țiriac - sarà mica un caso che i due facciano sognare un Paese intero con tre finali di Coppa Davis, tutte perse contro gli Stati Uniti, fra il 1969 e il 1972 - ma perde quello misto per mano del suo stesso connazionale e della britannica McLennon, sconfitta nel singolare femminile dall’italiana Maria Teresa Riedl. Il torneo andrà avanti ancora un anno, poi finirà. Anche nel dimenticatoio.

Fonti:
Corriere della Sera
Corriere dello Sport
Il Telegrafo

"Circolo Tennis Viareggio 100: 1896-1996"

Ringraziamenti:
Giorgio Fazzini
Alessandro Mastroluca

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