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Matthew ha ventidue anni e tifa Swansea, la squadra della sua città natale, da quando ne aveva nove. La sua carta d'identità pare raccontare molto di lui: il secondo nome è John, il cui vezzeggiativo è Jack, uno degli epiteti con cui i tifosi dello Swansea sono soliti indicare i loro beniamini oltre al tradizionale "cigni". Di cognome fa Wallace, come il guerriero interpretato da Mel Gibson in "Braveheart" che lottava per l'indipendenza della Scozia.
"Sono orgoglioso di essere gallese. Io non sono British, sono Welsh", tiene a precisare Matthew, laureatosi alla Aberystwyth University con una tesi sull'evoluzione del nazionalismo gallese. E lo Swansea, il suo Swansea, sta diventando motivo di orgoglio per tutto il paese, adesso che lancia la sfida ai ricchi club inglesi ("Quando abbiamo giocato in casa contro il Manchester United, lo stadio era ricoperto di bandiere del Galles").
"Il livello del calcio gallese, a differenza del rugby che è forse il nostro sport nazionale, è piuttosto basso: non ci vedo nulla di male nel partecipare ai campionati con squadre inglesi.
"Quando venne lanciata la Premier League, nel 1992, fu la Football Association ad invitarci: perché avremmo dovuto rifiutare?
"Per noi è un vanto poter partecipare ad un campionato affascinante come la Premier League: ormai non è più una semplice competizione calcistica, è un marchio globale. Sono felice che lo Swansea sia stata la prima squadra gallese ad arrivare in Premier. Così come sono felice che il Cardiff City, i nostri rivali, sia sotto di noi."
Matthew è la prova vivente che nella passione calcistica c'è ben poco di razionale. Non si sceglie di tifare una squadra piuttosto che un'altra. È un amore a prima vista, come se le maglie da gioco di quegli undici calciatori suscitassero le stesse emozioni dell'abito da sera di un'avvenente ragazza.
"Il calcio mi è sempre piaciuto: avevo una simpatia per il Liverpool, ma non ne sono mai stato un grande tifoso", rivela Matthew.
"Era il 1998, per la precisione il 12 settembre 1998, lo ricordo perfettamente." Sono quelle date che un tifoso vero non può mai dimenticare.
"Vincemmo 2-0 contro lo Scarborough, all'epoca eravamo in Third Division. Ricordo che, tramite la scuola, era possibile ottenere dei biglietti gratis per lo stadio. Andai con mio padre e mio fratello, per poi tornare due settimane dopo con alcuni amici.
"Non so spiegare come mai ho iniziato a tifare Swansea: me ne sono semplicemente innamorato."
Da quel momento, Matthew ha seguito costantemente le gesta della squadra del cuore: "Appena mi è stato possibile ho sottoscritto l'abbonamento stagionale. E sono iniziate anche le prime trasferte. Quante partite ho seguito dello Swansea? Ah, ho perso il conto. Probabilmente trecento..."
Matthew ne ricorda due in particolare. "Era il 2001 e andammo a far visita ai Bristol Rovers. Fu una stagione difficile, culminata con la retrocessione in Third Division. Ma fu una delle più belle trasferte."
Poi c'è la partita di FA Cup contro l'Ipswich Town. "Partii alle sei del mattino e tornai alle undici di sera. Ma mio fratello ha fatto di peggio: è andato fino a Carlisle. Uscì di casa in mattinata, poco prima delle dieci, e rientrò diciannove ore dopo."
E poi ci sono le sfide contro altri avversari dai nomi poco glamour: "Inevitabilmente, quando oggi vedo lo Swansea giocare contro le squadre di Londra o di Manchester, ripenso alle partite contro il Rochdale o il Darlington. Poco più di tremila persone seguivano la squadra in casa. È buffo come in pochi anni la situazione sia cambiata così radicalmente."
Lo Swansea si è visto aprire le porte di un mondo fino ad allora sconosciuto: "L'aspetto più impressionante della Premier League sono sicuramente gli stadi: impianti come l'Emirates o l'Etihad sono semplicemente fantastici. Siamo a miglia e miglia di distanza dai campi dove lo Swansea ha giocato fino a poco tempo fa.
"Adesso le tifoserie avversarie ci riconoscono, ci rispettano. Devo ammettere che anche la città di Swansea ha cambiato mentalità: prima non c'era molto seguito, nelle giornate di pioggia molti preferivano lo shopping al calcio. Negli ultimi anni, invece, la comunità si è stretta attorno alla squadra. All'uscita dallo stadio è facile imbattersi in passanti che ti chiedono il risultato della partita dello Swansea."
"Tra i giocatori attuali, cito sicuramente Ferrie Bodde ed Alan Tate. E ci tengo a ricordare anche Fabio Borini: ha giocato poco con noi, non ha segnato molto, ma è stato fondamentale nella promozione in Premier. Ricordo il suo calcio di punizione contro il Norwich: uno spettacolo. Sono contento che quest'anno stia facendo bene alla Roma."
Sull'allenatore, invece, Matthew non ha dubbi: il suo preferito è il nordirlandese Brendan Rodgers, che guidava le riserve del Chelsea quando sulla panchina di Stamford Bridge sedeva José Mourinho. "Il miglior allenatore che lo Swansea abbia mai avuto", dice senza la minima esitazione. "E abbiamo anche una buona squadra, con giocatori come Michel Vorm, il portiere, e Scott Sinclair."
"Anche Roberto Martínez, l'attuale allenatore del Wigan, e Paulo Sousa non fecero male. Specialmente con lo spagnolo giocavamo bene e passammo dalla League One in Championship. Ma sbagliammo malamente in alcune partite decisive."
La domanda è d'obbligo: dove può arrivare questo Swansea ammazza-grandi, che in casa ha imposto il pareggio al Chelsea e le ha suonate ad Arsenal e Manchester City? "Intanto godiamoci lo spettacolo del calcio della Premier League. E poi chissà, magari nel giro di due stagioni ci qualifichiamo per le coppe europee..."
Dewch mlaen yr Elyrch yma o hyd.
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