lunedì 6 luglio 2009

Storia dei Mondiali di nuoto - 2

Passano esattamente due anni dall'edizione pilota di Belgrado e la FINA decide di riproporre i Mondiali degli sport acquatici: è il 1975 e questa volta è il Sud America ad ospitare le stelle del nuoto, della pallanuoto, del sincronizzato e dei tuffi. La seconda edizione dei Mondiali va in scena a Cali, in Colombia, dal 19 al 27 luglio ed è un piccolo passo indietro rispetto a Belgrado: vi prendono parte 682 atleti e, soprattutto, si riduce bruscamente il numero dei paesi coinvolti (da 47 scende a 39).

Anche sul suolo sudamericano prosegue il duello tra Usa e Germania Est nel medagliere e, per il secondo anno consecutivo, sono gli atleti a stelle e strisce ad ottenere la supremazia. Cambiano i nomi, in alcuni casi, ma gli americani restano stratosferici in campo maschile e le tedesche (quasi) imbattibili tra le donne: lo statunitense Tim Shaw si aggiudica tre ori in altrettante distanze dello stile libero (200, 400 e 1500 metri), ma le stelle europee non stanno certo a guardare, con il britannico David Wilkie che vince nei 100 e nuovamente nei 200 rana e con l'ungherese András Hargitay che non ha rivali nelle distanze riservate ai misti (200 e 400 metri): entrambi migliorano così il proprio score individuale rispetto a Belgrado, quando si erano dovuti accontentare di un solo oro.

Un anno prima di ritirarsi, Roland Matthes si conferma campione dei 100 dorso: appende cuffia ed occhialini al chiodo dopo aver fatto registrare sedici record del mondo individuali (sette nei 100 dorso, nove nei 200) e 187 vittorie consecutive, dopo essere rimasto imbattuto per oltre sette anni in entrambe le specialità del dorso e cono otto medaglie olimpiche e cinque mondiali nella sua bacheca. Dopo l'abbandono dell'attività agonistica, si sposerà con Kornelia Ender, un matrimonio presto ribattezzato "investimento eugenetico" in virtù delle grandi doti fisiche di entrambi i nuotatori. Ma non durerà a lungo. Laureato in ortopedia a Erfturt, nel 1995 apre un suo studio a Marktheidenfeld, in Baviera.

Foto marktonelli.com
Merita poi una citazione un nuotatore australiano, il cui nome è Mark Tonelli: medaglia d'argento nei 200 dorso, diventa protagonista sul finire della decade. Nel corso dei Giochi del Commonwealth del 1978 ad Edmonton, in Canada, assieme ad altri nuotatori ruba tre bandiere (Canada, città di Edmonton e stato di Alberta) dai pennoni del centro cittadino: poco tempo dopo, viene espulso da un collegiale della nazionale australiana alle Hawaii per essere uscito dal ritiro nonostante vi fosse il coprifuoco (e la sera stessa, come ammetterà in seguito, fuma anche della marijuana). 

Due anni dopo Tonelli fa ancora parlare di sè: nonostante le pressioni di Malcolm Fraser (primo ministro australiano e patron del comitato olimpico aussie) affinchè gli atleti boicottino i Giochi di Mosca, il dorsista rivendica il suo diritto a competere alla manifestazione e alla fine la spunta. Il 24 luglio è il giorno della sua rivincita: assieme a Neil Brooks, Peter Evans e Mark Kerry, compagni di squadra della staffetta 4 x 100 misti, conquista infatti la medaglia del metallo più prezioso, l'oro. Si ritira al termine di quell'edizione dei Giochi.

In campo femminile solo le americane Shirley Babashoff (200 e 400 stile libero ed anche un argento nei 100) e Kathy Heddy (200 misti) e l'australiana Jenny Turall (800 stile libero) sembrano in grado di tenere testa allo strapotere teutonico, con Hannelore Anke e la solita Kornelia Ender über alles. La stessa Babashoff, soprannominata Surly Shirley ("scorbutica Shirley"), fu etichettata dai media di allora come una "perdente irritata" perché accusò pubblicamente le atlete della Germania Est di assumere sostanze dopanti.


Qualche anno dopo alcuni controlli confermarono la bontà della sua tesi e la stessa Kornelia Ender dichiarò, in un'intervista alla Gazzetta dello Sport, di nutrire forti dubbi al riguardo ("C'era qualcosa che non andava. Mi allenavo forte per recuperare. Ma avevo più forza del solito. Mi vedevo grandi muscoli che non avevo mai avuto. Sono salita da 70 chili a 78: un aumento anomalo che era difficile legare allo sviluppo. Guardandomi nello specchio mi sembrava di scorgere sul viso tratti mascolini che non avevo mai avuto. E' stata una brutta impressione").

Una piccola curiosità riguardo la spedizione azzurra: l'unica medaglia - bronzo - arriva dalla staffetta maschile 4 x 100 stile libero. Tra gli atleti che salgono sul podio c'è anche Paolo Barelli, oggi senatore del Pdl e soprattutto numero uno della Federazione Italiana Nuoto.


Il sincronizzato conferma le gerarchie già stabilite due anni prima a Belgrado: gl
i Usa precedono Canada e Giappone in tutte le tre diverse competizioni (individuale - Gail Johnson -, a coppie - Robin Curren e Amanda Norrish -, a squadre). 

Anche i tuffi non riescono ad estraniarsi da questa tendenza: in campo maschile Phil Boggs beffa ancora una volta Klaus Dibiasi dal trampolino da 3 metri, ma l'atleta altoatesino si rinconferma campione mondiale nella piattaforma da 10 metri. In questa specialità chiude al terzo posto il messicano Carlos Giron: il suo terzo posto ai Giochi di Mosca del 1980 scatenerà una serie di proteste che culmineranno in una manifestazione di fronte all'ambasciata sovietica a Città del Messico. Non riesce invece a ripetersi la svedese Ulrika Knape, costretta a lasciare la scena alla sovietica Irina Kalinina, oro nel trampolino e argento nella piattaforma.


Infine la pallanuoto, per la seconda volta riservata esclusivamente agli uomini: nel girone da zona medaglie la sfida decisiva è nuovamente quella tra Urss ed Ungheria, con i sovietici che si riscattano dallo smacco subito a Belgrado aggiudicandosi per 5-4 la sfida decisiva. 

Passo in avanti dell'Italia che chiude al terzo posto, precedendo la sorprendente nazionale cubana: brutta debacle invece per la Yugoslavia, finita mestamente tredicesima. Nella spedizione della squadra campione del mondo figurano numerosi elementi che nel 1972 erano stati incoronati con l'alloro olimpico e che si ripeteranno cinque anni dopo a Mosca: tra questi c'è Aleksandr Kleymenov, futuro allenatore della nazionale femminile russa che si laureerà campione d'Europa.

Fonti:
http://en.wikipedia.org/
http://it.wikipedia.org/
HistoFINA - Vol. VIII
L'Enciclopedia delle Olimpiadi - ed. La Gazzetta dello Sport (vol.I-II)

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