venerdì 23 febbraio 2018

I trofei scomparsi: la Coppa Carnevale di nuoto



C’è la Coppa Carnevale di calcio che da oltre mezzo secolo fa esibire sul prato dello stadio dei Pini gli “assi del domani”, come recita l’inno composto da Aldo Valleroni e Stefano Sciarra. E poco più in là, nella piscina comunale vergognosamente chiusa da mesi, c’è stata un’altra Coppa Carnevale – quella di nuoto - che ha portato a Viareggio una sfilza di giovani promesse che avrebbero poi messo al collo medaglie europee, mondiali e olimpiche. Una storia avvincente, iniziata quarant’anni fa e finita tuttavia in malo modo nell’indifferenza generale.

Nel segno di Burlamacco 
Il meeting di nuoto è stata una creatura dell’Artiglio, società nata a metà degli anni Settanta e subito attivissima: nel 1975 organizzò il cimento di nuoto pinnato nel canale Burlamacca e la singolare cerimonia d’apertura delle sfilate con un Re Carnevale in versione sommozzatore. Tre anni dopo s’inventò pure una vetrina invernale per giovani nuotatori.

“Volevamo fare un meeting con le nostre forze e, per quanto fossimo sorti da poco, ci sentivamo pronti per imbarcarci in quest’esperienza – è il ricordo di Bruno De Plano, vecchia gloria del basket viareggino e all’epoca allenatore di nuoto – partimmo in sordina, ma già dagli anni Ottanta i risultati furono entusiasmanti: una volta venne perfino una rappresentativa dagli Stati Uniti e riuscimmo a portare anche la Rai in piscina. In poco tempo la Coppa Carnevale diventò il primo meeting internazionale d’Europa in ambito giovanile”.

Fatto in casa 
A Viareggio, nel periodo dei boicottaggi olimpici, arrivarono nuotatori dalla Jugoslavia, dalla Romania, dalla Germania Est: due di loro, Uwe Dassler e Lars Hinneburg, fecero registrare delle straordinarie prestazioni prima di affermarsi ai Mondiali di Madrid e ai Giochi di Seul. E poi lo spagnolo José Luis Ballester, il futuro pallanotista Francesco Postiglione, Stefano Battistelli, la tedesca Jana Dörries e lo slavo Srđan Cicarelli che diverrà però famoso come velista del Team +39 alla Coppa America.

Eppure alle spalle del meeting non c’erano professionisti: a metterla in piedi erano tecnici, dirigenti, perfino i genitori degli atleti dell’Artiglio: “Per le nostre famiglie era l’evento più atteso – racconta la viareggina Serena Fappani, che ha partecipato al meeting – alcuni genitori battevano a macchina il programma delle gare, altri si occupavano delle coppe da mettere in palio o della rivista ufficiale: era una catena di montaggio basata sul volontariato. E poi c'era un rito che si ripeteva ogni anno, quello della foto di gruppo delle varie squadre dell'Artiglio con gli sponsor in bella vista su borse e tute”.

De Plano sfruttò i contatti con le federazioni straniere grazie anche ai suoi trascorsi come tecnico federale per le Universiadi di Sheffield del 1991: "Grazie ad alcuni agganci nella Fin ci fu possibile utilizzare alcuni computer con dei programmi appositi per gestire il programma delle gare: per noi veniva da Roma una specialista a darmi una mano. Quanto al resto, facevamo tutto da noi: ricordo che in casa avevo un fax che mi regalò il presidente Renzo Lorenzini, venuto purtroppo a mancare".

Non solo sport 
La Coppa Carnevale rappresentava uno spartiacque della stagione a cui le società italiane e le federazioni straniere (“Per loro era il periodo migliore”, osserva De Plano) difficilmente rinunciavano. Centinaia e centinaia di atleti, accompagnati dagli allenatori e in molti casi anche dalle famiglie, avevano così modo di conoscere Viareggio e i suoi carri: il meeting, storicamente, si è sempre svolto in concomitanza con il primo corso mascherato ed ha contribuito all'indotto cittadino generato dal Carnevale - 15 milioni di euro secondo un articolo-studio de Il Sole 24 Ore di alcuni anni fa.

“Ovviamente il Comitato Carnevale, il Comune di Viareggio e la Regione Toscana concedevano il patrocinio – aggiunge Fappani – però chi faceva davvero il meeting era l’Artiglio. I nostri dirigenti accompagnavano perfino quelli delle società ospitate alla scoperta del Carnevale e dei rioni, le feste di quartiere in notturna. Per noi fu una palestra di vita: nacquero tantissime amicizie con ragazzi della nostra età in un'epoca in cui non esistevano ancora internet, le e-mail o le chat. Restavamo in contatto e a distanza di un anno ci rivedevamo”.

Quanti campioni 
Il prestigio della Coppa Carnevale si può riassumere in un’immagine, quella del podio dei 200 stile libero dei Giochi di Atene: Camelia Potec, Federica Pellegrini – proprio lei, assoluta protagonista nell'edizione 2002 a soli quattordici anni con la Serenissima Nuoto - e Solenne Figuès sono passate, seppur in anni diversi, da Viareggio. E al meeting del 2010 si presentarono ai blocchi di partenza Gabriele Detti e Gregorio Paltrinieri, appena sedicenni.


Ma la lista si potrebbe allungare ulteriormente con le rumene Diana Mocanu e Tamara Costache, con Cinzia Ragusa e Daniela Lavorini avversarie nei 50 farfalla nel 1992 prima di ritrovarsi compagne di squadra nella nazionale femminile di pallanuoto, con il croato Duje Draganja e i vari Massimiliano Rosolino, Alessio Boggiatto e Davide Rummolo. E dall'Ungheria è arrivata a Viareggio gente come László Cseh e, soprattutto, come la "donna bionica" Katinka Hosszú e il bimbo prodigio Dániel Gyurta che a tredici anni nuotò i 100 farfalla in 1'05"66', un primato a oggi imbattuto nella storia della manifestazione.

E venne pure Eitan Urbach, passato alla storia come il primo nuotatore israeliano ad andare a medaglie in una competizione internazionale con l'argento europeo nei 100 dorso a Siviglia nel 1997.

Alla corte dello zar
Ma c’è un nome in particolare entrato nella storia: Aleksandr Popov, “lo zar”, protagonista nel 1992. “In quegli anni c’era un meeting in Nord Italia organizzato da Guido Cuteri, che aveva contatti con la federazione dell’ormai ex Urss – rammenta De Plano - lo chiamai e quando gli dissi che li avremmo ospitati a nostre spese mi fece notare che non sarebbe bastato: volevano essere pagati. Alla fine sborsammo qualcosa come 4-5 milioni di lire e devo dire che ne valse la pena: vennero otto fuoriclasse che pochi mesi dopo a Barcellona avrebbero fatto incetta di medaglie”. Anche Serena Fappani non ha dubbi: “Popov aveva classe, eleganza, leggerezza: vederlo dal vivo è stata un’emozione incredibile”.


Quell'anno, come ricorda De Plano, Popov e gli altri campioni sovietici - che a Barcellona avrebbero però gareggiato sotto il nome di Squadra Unificata, con il vessillo olimpico come bandiera - parteciparono alle gare per gli assoluti. "Era una gara combinata: facevano i 50 delfino, poi i 50 stile e si sommavano i tempi. Chi vinceva si portava a casa un bel premio. E non era l'unico: per partecipare al meeting era richiesta ai nuotatori italiani una tassa d'iscrizione che sarebbe stata restituita se fossero riusciti a rimanere sotto un tempo limite fissato dagli organizzatori per le varie gare. In caso contrario, la tassa rimaneva a noi organizzatori. C'era da impazzirci: gli atleti che partecipavano erano centinaia, per ognuno bisognava fare i conti...".

Tutto o nulla 
La Coppa Carnevale è andata avanti, tra difficoltà sempre più stringenti, fino al 2014 quando l’Artiglio ha organizzato la trentasettesima e ultima edizione: da lì a qualche mese la situazione è precipitata con la chiusura della piscina comunale. Risorse ed energie per organizzare il meeting altrove non ce n’erano, nonostante la buona volontà dei dirigenti che sembravano sul punto di non farla morire. E invece Viareggio, da un giorno all’altro, ha perso la sua Coppa Carnevale di nuoto senza che le istituzioni e la politica se ne siano accorti o abbiano proferito parola. E, almeno per ora, ha perso pure la piscina e tutti gli eventi e le società che ospitava. Quando troppo, quando nulla.

Fonti:
riviste ufficiali del meeting Coppa Carnevale (1978-2014)
Il Tirreno
La Gazzetta dello Sport
Corriere della Sera

Ringraziamenti:
Enrico Albertini
Adolfo Buonaccorsi
Bruno De Plano
Serena Fappani

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