sabato 11 luglio 2009

Storia dei Mondiali di nuoto - 7

Niente da fare: la FINA cambia ancora una volta idea sull'intervallo di tempo da far osservare ai Mondiali di nuoto tra un'edizione e la successiva. Questa volta gli anni di distanza si riducono, anziché aumentare: dai cinque che separano l'edizione di Madrid da quella di Perth si passa ai tre che intercorrono tra la città australiana e Roma, designata ad ospitare la rassegna intercontinentale dal 1° all'11 settembre 1994. Gli atleti partecipanti aumentano ancora: con la settima edizione viene toccata quota 1.400. L'anno prima, poi, la FINA ha introdotto un'altra competizione sovranazionale: i Mondiali in vasca corta (25 metri), riservati esclusivamente al nuoto. Quella nella Città eterna passerà alla storia come la prima edizione su cui incombe l'ombra dei sospetti di doping: le indiziate principali sono le nuotatrici cinesi, la cui corporatura fin troppo mascolina non sembra solamente il frutto di duri allenamenti in piscina.

Roma sottolinea ulteriormente, semmai ce ne fosse ancora bisogno, come gli Stati Uniti non siano più la prima potenza mondiale della vasca, specialmente in campo femminile. Il personaggio da copertina è indubbiamente lo "zar" Aleksandr Popov, vincitore sia nei 50 che nei 100 stile libero così come era accaduto ai Giochi di Barcellona: riuscirà a centrare la doppietta anche ad Atlanta, eguagliando così il record di Johnny Weissmuller, reso celebre dall'interpretazione di Tarzan nel cinema hollywoodiano. In entrambi i casi Popov (nella foto a destra) precede l'acerrimo rivale, l'americano Gary Hall jr., personaggio eccentrico ed etichettato dallo stesso nuotatore russo come "proveniente da una famiglia di perdenti". Si ritagliano un ruolo da protagonisti anche l'australiano Kieren Perkins (oro nei 400 e nei 1500 stile libero) e l'ungherese Norbert Rósza (le due distanze della rana sono dominate da lui), mentre nella staffetta 4 x 200 stile libero c'è il sorprendente oro della Svezia trascinata da Lars Frölander.
Sulle competizioni femminili, invece, aleggia il sospetto di casi di doping: la Cina conquista, con una semplicità sin troppo disarmante, dodici delle sedici medaglie d'oro in palio. Le stelle sono soprattutto Le Jingyi (nuovo record del mondo nei 50 e nei 100 stile libero), la farfallista Limin Liu e la dorsista He Cihong: soprattutto Le Jingyi è il simbolo della Cina come nuova potenza delle piscine. Poco dopo i Mondiali risulterà positiva ad un test antidoping ai Giochi asiatici di Hiroshima, alimentando così sospetti sui suoi trionfi di Roma. L'edizione capitolina consacra sul proscenio mondiale anche l'australiana Samantha Riley, oro nei 100 e 200 rana, ed un altro personaggio da copertina: è Franziska Van Almsick, appena sedicenne, destinata a fare strada anche nel mondo della pubblicità e dell'abbigliamento.

Dopo Perth, anche a Roma viene riproposto il nuoto da fondo, con la 25 kilometri come unica specialità: il canadese Greg Streppel è medaglia d'oro tra gli uomini, mentre in campo femminile la Taylor-Smith non riesce a bissare l'impresa di tre anni prima e chiude al terzo posto, dietro alla connazionale Melissa Cunningham e all'ungheresa Rita Kóvacs. Il nuoto sincronizzato si rivela per l'ennesima volta un affare riservato esclusivamente a Canada, Usa e Giappone: le statunitensi si affermano in tutte le tre diverse specialità.
Nei tuffi le cinesi dimostrano ancora una volta di essere avanti anni luce rispetto alle avversarie: Fu Mingxia (nella foto a sinistra) è nuovamente oro dalla piattaforma da 10 metri, mentre Tan Shuping va piuttosto vicina ad emulare la doppietta dal trampolino di Gao Min a Perth. Tra gli uomini c'è il clamoroso oro di Evan Stewart, atleta dello Zimbabwe, nel trampolino da 1 metro mentre nella piattaforma si impone un tuffatore che riscriverà ben presto la storia di questo sport: è il russo Dmitrij Sautin.

Deludente nel nuoto, l'Italia padrona di casa si riscatta ampiamente nei tornei della pallanuoto. Il Settebello allenato da Ratko Rudić, poi, si presenta con un biglietto da visita di tutto rispetto: è il campione olimpico in carica. Gli azzurri passano a pieni voti sia il primo turno, che li vede opposti a Canada, Kazakistan ed Ungheria, sia nel secondo, dove affrontano Russia, Grecia e nuovamente i magiari: in semifinale pescano la Croazia, sconfitta per 8-5. Nella sfida che vale l'oro, il Settebello ritrova l'avversario dell'epica finale di Barcellona, la Spagna: se in Catalogna si dovette ricorrere a più tempi supplementari per decretare il vincitore, stavolta gli azzurri archiviano subito la pratica, trionfando con un eccellente 10-5. La squadra è la stessa di Barcellona: Francesco Attolico, Gianni Averaimo, Alessandro Bovo, Alessandro Campagna, Marco D'Altrui, Massimiliano Ferretti, Mario Fiorillo, Ferdinando Gandolfi, Amedeo Pomilio, Francesco Porzio, Giuseppe Porzio e Carlo Silipo. L'unica new entry è il centroboa Roberto Calcaterra al posto di Paolo Caldarella, tragicamente scomparso un anno prima in seguito ad un incidente in motocicletta.
Se con i Mondiali di Roma il mito del Settebello inizia a tramontare - l'ultimo trionfo degno di nota saranno gli Europei di Vienna dell'anno successivo -, al Foro Italico un'altra nazionale getta le basi dei futuri successi: è il Setterosa, ovvero l'Italia femminile. Dopo un primo turno quasi perfetto (quattro vittorie e un pareggio), le azzurre si arrendono in semifinale all'Ungheria: nella finale di consolazione battono gli Stati Uniti per 14-9. Il bronzo romano sarà sola la prima di una lunga serie di medaglie.


Fonti:
http://en.wikipedia.org/
http://it.wikipedia.org/
HistoFINA - Vol. VIII
L'Enciclopedia delle Olimpiadi - ed. La Gazzetta dello Sport (vol. I-II)

2 commenti:

  1. Mi sapreste cercare una foto del francobollo che hanno stampato per i mondiali di nuoto del 1994???

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  2. Salve,

    ho un amico di famiglia che colleziona francobolli. Posso provare a chiedere a lui se ha qualcosa al riguardo.
    Altrimenti provi a cercare su eBay, solitamente vendono anche i francobolli, può darsi che ci sia qualcosa attinente ai Mondiali di nuoto del 1994.

    Saluti,
    Simone Pierotti

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